Tre comandanti della Jihad Islamica sono rimasti uccisi in un raid israeliano nella Striscia di Gaza la mattina di martedì 9 maggio. Secondo il Ministero della Salute palestinese, ci sono almeno dieci vittime civili, di cui quattro bambini, e venti feriti. Tra le vittime ci sarebbero anche le mogli dei tre leader jihadisti.
Nell’ultima settimana gli scontri tra esercito israeliano e militanti palestinesi si sono intensificati a seguito della morte di Khader Adnan dopo uno sciopero della fame lungo 87 giorni.
L’attacco di martedì
L’obiettivo del raid, dichiarato da Tel Aviv, era la messa in sicurezza di Israele di fronte alla «minaccia terroristica della Jihad Islamica». Questa è una delle due più grandi organizzazioni paramilitari nella Striscia, ed è sostenuta dal governo iraniano.
Terrorism is a threat to civilians everywhere.
Islamic Jihad and its leaders have been threatening the security of Israelis for too long.The IDF has launched a targeted campaign against Islamic Jihad in Gaza. pic.twitter.com/tCUXgL4Als
— Israel Defense Forces (@IDF) May 9, 2023
L’attacco è stato condotto da 40 aerei militari. «È stato un insieme di intelligence, tempismo e meteo», ha commentato il portavoce dell’esercito. Sono stati colpiti alcuni obiettivi strategici. Tra questi, dieci fabbriche di armi (in particolare razzi). Ma anche infrastrutture strategiche, comprese officine per produrre calcestruzzo poi usato per la costruzione di tunnel. L’area colpita era residenziale e densamente popolata, come dimostrano alcuni video diffusi sui social. «Siamo consapevoli che potrebbero esserci vittime collaterali», ha chiosato il portavoce dell’Esercito israeliano.
⚡️Zionist regime strikes on Khan Yunis, Gaza pic.twitter.com/IlbnPBhwrz
— War Monitor (@WarMonitors) May 8, 2023
La Jihad Islamica ha identificato i tre leader uccisi come membri di vertice delle Brigate al-Quds, il braccio armato dei militanti palestinesi. Si tratta di Jihad Ghannam, segretario del Consiglio militare delle Brigate, Khalil Al-Bahtini, membro dello stesso consiglio e comandante per la parte Nord della Striscia di Gaza, e Tareq Ezzedine, uno dei capi della Cisgiordania occupata.
Poco dopo, è stato registrato un attacco israeliano via terra nella città di Nablus, a West Bank. La città è da mesi uno dei punti più caldi del conflitto israelo-palestinese.
Le prime reazioni dalla Palestina
Il Ministero degli Esteri palestinese ha condannato il raid, ribadendo come l’unico modo per raggiungere stabilità e sicurezza nella Striscia sia un negoziato politico.
Di altro avviso è Tareq Selmi, portavoce della Jihad Islamica, che ha definito l’attacco «un crimine che non passerà impunito». «A ogni bombardamento risponderemo con un bombardamento – ha continuato Selmi – così come a ogni attacco risponderemo con un attacco».
Il capo di Hamas, Ismail Haniyeh, ha dichiarato che: «L’assassinio di comandanti non avrà come risultato sicurezza bensì solo conflitto e resistenza». E la situazione che concerne la stessa organizzazione terroristica non sembra pacifica. Israele ne teme un coinvolgimento, soprattutto in caso di aumento esponenziale della tensione. In caso si verificasse questa situazione, i vertici di Hamas non sarebbero al sicuro da raid come quello di martedì mattina. Così ha dichiarato ad una stazione radio Israel Kotz, Ministro del Gabinetto di Sicurezza israeliano.
Lo stato di allerta in Israele
A Tel Aviv si aspettavano una reazione simile, e sono convinti che la Jihad Islamica risponderà tramite attacchi missilistici. Per questo è stato proclamato lo stato di allerta in tutta l’area circostante la striscia di Gaza.
La COGAT, unità militare israeliana che coordina gli affari civili con i palestinesi nei territori occupati, sta impedendo il passaggio di persone e merci tra la Striscia e Israele. Sia le strade che la ferrovia sono state interrotte nel tratto fra Ashkelon e Sderot. L’ordine per tutti gli abitanti della zona è quello di rimanere in stanze protette e, dove possibile, in rifugi.
Eli Cohen, Ministro degli Esteri, aveva già comunicato il suo ritorno anticipato dal viaggio diplomatico in India presso il primo ministro Narendra Modi. In più, il Brigadier-Generale Daniel Hagari ha già predisposto un richiamo limitato di riservisti militari. Tutti segnali che la Striscia di Gaza è sempre più incandescente.