Processo Floyd: Chauvin si appella al quinto emendamento, si va verso il verdetto

Si è chiuso il primo atto del processo a Derek Chauvin. L’ex ufficiale di polizia di Minneapolis, accusato di essere responsabile della morte di George Floyd, avvenuta il 25 maggio dell’anno scorso, ha deciso di appellarsi al quinto emendamento. Il 15 aprile è terminata così, al quattordicesimo giorno di processo, la fase delle testimonianze.

Il processo Floyd è iniziato lo scorso 29 marzo e da allora viene trasmesso minuto per minuto in diretta tv nazionale. Una scelta piuttosto frequente nella storia americana – si pensi al processo a OJ Simpson negli anni ’90- ma una prima assoluta per il Minnesota.

L’ultimo testimone

Un lungo lavoro preliminare di ricerca e selezione della giuria popolare, chiamata al difficile compito di giudicare con occhio distaccato un caso di cronaca a sfondo razziale tra i più mediatizzati di sempre. Ma anche un’accurata ricerca di testimonianze attendibili, in grado di aggiungere elementi utili alla ricostruzione dei fatti. Dai racconti della famiglia Floyd, al parere tecnico di paramedici e poliziotti presenti quel giorno: i primi 14 giorni di lavoro in aula sono stati un susseguirsi di momenti dal forte impatto emotivo, talvolta rivelatori di dettagli cruciali per il giudizio finale.

Al centro della scena Derek Chauvin, che dal banco degli imputati attende tale giudizio senza intervenire. “I plead the fifth”. Il quinto emendamento, la “facoltà di non rispondere”. L’ ex ufficiale del dipartimento di polizia del Minnesota, che rischia fino a 40 anni di reclusione per omicidio di secondo grado non intenzionale, ha deciso di non testimoniare in propria difesa.

Eric J. Nelson, avvocato difensore, ha spiegato come la decisione sia stata il frutto di ripetuti confronti con il suo assistito, incluso un “lungo incontro” nella serata precedente.
“Le prove sono ora complete per questo caso”, ha dichiarato il Gran Jury Peter Cahill, fissando per lunedì 19 aprile la data di inizio delle deliberazioni finali. Quando anche questa fase sarà conclusa, i membri della giuria popolare si trasferiranno in un hotel per raggiungere di concerto, e isolati da condizionamenti esterni, un verdetto finale.

Nicola Bracci

Ha 25 anni. È nato e cresciuto a Pesaro e si è poi trasferito a Milano. Legge e scrive di tematiche sociali e geopolitica per interesse, di sport per passione. Ora al quotidiano Domani.

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