Primarie democratiche Usa: tutti contro Bloomberg nel confronto tv

Nella sua prima apparizione in tv, Michael Bloomberg ha fatto fatica a difendersi dagli attacchi degli altri candidati democratici in corsa per la Casa Bianca.

Il confronto andato in scena a Las Vegas ha reso ancora più incerta la situazione nel partito. Le divisioni tra l’ala moderata dei democratici sono palesi e il dibattito ha consolidato il rafforzamento di Bernie Sanders, accusato da Bloomberg di avere un programma «comunista»: «Con il Senatore Sanders non c’è alcuna chance di riprendere la Casa Bianca, avremo Trump per altri quattro anni» ha tuonato il miliardario statunitense.

Tutti contro Bloomberg

I Candidati democratici sono andati fin da subito all’attacco di Bloomberg. Le accuse mosse all’imprenditore nonché co-fondatore e proprietario di una società di servizi finanziari, software e mass media – che porta tra l’altro il suo nome – hanno riguardato in particolare 3 situazioni riguardanti l’ex sindaco di New York: l’elevate somme di denaro con cui sta finanziando la campagna elettorale, le accuse di maschilismo mosse alla sua azienda e la politica dello stop and frisk adottata dalla polizia quando Bloomberg era il primo cittadino della Grande Mela.

Bloomberg e i suoi soldi

Bloomberg è stato accusato di voler comprare le elezioni, finanziando con i suoi soldi la campagna elettorale. Il fatto che sia miliardario non è certamente una novità: la rivista Forbes nel 2019 lo ha piazzato all’ottavo posto nella classifica degli uomini più ricchi del pianeta, con un patrimonio stimato di 52,4 miliardi di dollari.

Bloomberg ha già speso oltre 400 milioni di dollari tra spot televisivi e digitali in questa campagna elettorale. Incalzato su i suoi enormi possedimenti e sul fatto che sia giusto che abbia guadagnato così tanti soldi, il magnate si è voluto difendere così: «Sì è giusto. Ho lavorato duro. Sto restituendo tutti questi soldi con la filantropia» aggiungendo che «i ricchi dovrebbero pagare più tasse, ma la colpa è del sistema fiscale, che va riformato con la collaborazione del Congresso».

Le accuse all’ex sindaco di New York riguarderebbero anche il fatto di non aver ancora pubblicato la sua dichiarazione dei redditi. Anche qui la risposta di Bloomberg non si è fatta attendere: «Sono molto ricco e non è facile il processo per il rilascio dei dati. Pubblicherò le mie dichiarazioni ma ci vorrà del tempo».

Le accuse di maschilismo

La senatrice Elizabeth Warren ha rinfacciato duramente a Bloomberg i suoi commenti sessisti sulle donne e i presunti accordi di non disclosure con le dipendenti della sua azienda offese, pagate per la riservatezza e per il silenzio.

Il magnate ha tentato di difendersi ribadendo che nella sua società le donne hanno un ruolo importante. Ma sugli accordi di riservatezza ha preferito non scendere nei dettagli: «Sono pochi, e nessuna mi accusa di nulla, a parte forse qualche battuta che non hanno gradito». Un’uscita che gli è costata qualche ‘’buu’’ del pubblico presente. La Warren ha tuonato: «Corriamo contro un miliardario che definisce le donne grasse, ciccione e lesbiche con la faccia da cavallo. E non sto parlando di Donald Trump, ma del sindaco Bloomberg».

Stop and frisk

Quando Bloomberg era sindaco di New York, la polizia adottava la politica dello stop and frisk: fermare e perquisire senza un motivo evidente neri e ispanici. Una pratica offensiva per la quale il magnate si è scusato durante la sfida tv. Rivendicando inoltre la diminuzione degli omicidi durante il suo mandato. Per la Warren però le sue scuse non sono abbastanza: «Il punto è chiarire l’origine razzista di questa politica».

Non è stata dunque una serata semplice per Bloomberg, come ammesso anche dai suoi consiglieri. La sua prestazione non ha convinto e l’ala moderata dei democratici rimane frazionata.

Le divisioni all’interno del partito non aiutano i dem e rischiano di spianare la strada per un altro mandato a Donald Trump. Eppure Bloomberg sembra non avere dubbi: «Solo io posso battere Donald Trump e ho l’esperienza per fare il presidente, perché sono stato sindaco della città con più diversità e anche imprenditore, manager e filantropo».

Nicolo Rubeis

Giornalista praticante con una forte passione per la politica, soprattutto se estera, per lo sport e per l'innovazione. Le sfide che attendono la nostra professione sono ardue ma la grande rivoluzione digitale ci impone riflessioni più ampie. Senza mai perdere di vista la qualità della scrittura e delle fonti.

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