Si è conclusa, dopo 98 giorni, la messa celebrata all’Aia per evitare il rimpatrio dei Tamrazyan, una famiglia di profughi armeni. La coalizione al governo della città olandese ha concesso il “perdono” ai tre figli, perché frequentanti scuola ed università. La famiglia, composta dai genitori e i tre ragazzi, non sarà quindi costretta a espatriare.
I Tamrazyan, residenti in Olanda dal 2012, una volta scaduto il permesso di soggiorno, si erano rifugiati presso la piccola chiesa protestante di Bethel. La legge locale impedisce alla polizia di interrompere le celebrazioni religiose per prelevare le persone all’interno della chiesa e la comunità ha quindi dato inizio ad una messa di ventiquattrore al giorno, senza interruzioni. La celebrazione liturgica ha coinvolto tutta la comunità locale ma non solo: ben 650 pastori e fedeli, provenienti anche da Francia, Germania e Belgio, si sono dati il cambio per proteggere i cinque armeni. Le più di duemila ore di celebrazione, iniziate dal pastore della Chiesa Axel Wicke, sono riuscite ad evitare il rimpatrio.
Per la famiglia si apre quindi «una prospettiva di futuro in Olanda», come dichiarato dal presidente del Consiglio generale della Chiesa protestante dell’Aia, Theo Hettema. Al termine della celebrazione record è stata organizzata una conferenza stampa, nella quale ha parlato Hayarpi Tamrazyan, la maggiore dei tre figli: «Abbiamo mantenuto la speranza per mesi e ora questa speranza si sta avverando».
L’amnistia è stata concessa a causa dell’errata applicazione della kinderpardon, una dispensa per le famiglie con bambini che hanno vissuto in Olanda per più di cinque anni. Il governo, a seguito di questa decisione, ha promesso di ricontrollare altre 700 richieste d’asilo di famiglie con minori che erano state precedentemente già rifiutate. «Siamo estremamente grati perché centinaia di famiglie rifugiatesi nei Paesi Bassi potranno avere ora un futuro assicurato» ha ribadito Theo Hettema.