L’Occidente ha imposto un «pacchetto di sanzioni» alla Russia. A seguito dell’ingresso delle truppe russe nel Donbass, Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea hanno varato una serie di misure per danneggiare economicamente Mosca.
Le sanzioni di Stati Uniti e Gran Bretagna
La prima risposta è arrivata dagli Stati Uniti. Vietate l’esportazione e la fornitura di beni, servizi e tecnologie verso le due Repubbliche separatiste. Bloccate le operazioni con le due principali istituzioni finanziare russe. Sanzioni su debito sovrano ed élite, con l’obiettivo di colpire le potenti famiglie di oligarchi. «Sono sanzioni difensive, non abbiamo alcuna intenzione di combattere contro la Russia» la precisazione del presidente Biden.
Scelte simili anche per la Gran Bretagna. Il primo ministro Boris Johnson ha infatti annunciato sanzioni su cinque banche e tre oligarchi russi vicini al presidente Putin.
Le misure dell’UE
Misure simili prese anche dall’Unione Europea, a seguito dell’incontro straordinario tra i vari ministri degli Esteri. L’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri Josep Borrell ha spiegato che le sanzioni riguardano i soggetti che hanno contribuito a «danneggiare la sovranità e l’integrità dell’Ucraina». In particolare, sanzionati anche i 351 membri della Duma – la camera bassa del parlamento federale russo – che hanno votato a favore del riconoscimento delle Repubbliche autoproclamate del Donbass. Colpite anche le banche che sostengono economicamente gli apparati russi militari. «Faremo tutto il possibile per impedire al Cremlino di continuare le sue azioni aggressive» il commento della presidente della Commissione europea Von der Leyen.
La risposta della Russia
Secondo il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov le «sanzioni imposte dall’Occidente sono illegittime». Non solo, ma «non risolveranno nulla». A dirlo è l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov, il quale ha comunicato che le misure imposte non faranno cambiare idea a Mosca. Apparentemente più aperto al dialogo il presidente Putin, dichiaratosi aperto al dialogo per trovare «soluzioni diplomatiche». Tuttavia, il leader del Cremlino ha ribadito che «gli interessi e la sicurezza dei nostri cittadini non sono negoziabili».