Prosegue la battaglia dell’Occidente contro TikTok. Il 28 febbraio la Casa Bianca ha dato esecuzione alla decisione del Congresso che, a metà dicembre, aveva chiesto ai dipendenti governativi di disinstallare l’app dai loro dispositivi di lavoro. Questo provvedimento segue una serie di restrizioni imposte contro TikTok dall’Occidente nel corso delle ultime settimane. Il motivo delle limitazioni è il timore di una divulgazione di dati sensibili da parte dell’app verso il governo cinese, visti i presunti legami tra l’azienda proprietaria di TikTok e Pechino. Per l’Occidente si tratta di un vero e proprio problema di sicurezza nazionale.
I provvedimenti contro TikTok
La decisione della Casa Bianca rende esecutivo il disegno di legge approvato dal Senato americano a metà dicembre 2022. Il provvedimento prevede la rimozione di TikTok, entro trenta giorni, da tutti gli smartphone usati per lavoro dai dipendenti del governo federale. Quattro milioni le persone coinvolte, con eccezioni limitate per le forze dell’ordine e per chi effettua ricerche sulla sicurezza informatica.
Gli Stati Uniti non sono isolati nella loro battaglia contro TikTok. Sempre il 28 febbraio anche il Parlamento europeo ha vietato l’app cinese sui telefoni del personale, compresi i dispositivi privati con email del Parlamento. Nella settimana precedente, anche Commissione e Consiglio avevano rivolto la stessa richiesta ai propri dipendenti. La Commissione aveva però concesso di tenere TikTok sugli smartphone privati del personale, a patto di eliminare app e documenti di lavoro.
Negli ultimi giorni anche l’Italia si sta muovendo in questa direzione. Il governo sta valutando la possibilità di bloccare TikTok su tutti i dispositivi degli oltre 3.2 milioni di dipendenti statali. «Da qualche giorno siamo al lavoro sul tema», ha affermato il Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo. E da gennaio sul dossier è al lavoro il Copasir.
In Europa anche i Paesi Bassi hanno avviato una battaglia contro l’app cinese. A gennaio il Ministero degli Affari generali aveva consigliato a tutti i dipendenti del governo di «sospendere l’uso di TikTok fino a quando la piattaforma non avrà adeguato la sua politica di protezione dei dati».
Decisione analoga in Canada: il 27 febbraio il governo ha deciso la rimozione dell’app da tutti i dispositivi mobili forniti ai suoi dipendenti e usati per lavoro.
ByteDance: l’azienda proprietaria dell’app
Come gli altri social, anche TikTok acquisisce i dati personali degli iscritti alla piattaforma, chiedendo il consenso al trattamento di queste informazioni. «Da un punto di vista strettamente tecnico, TikTok non è peggio di tutti gli altri social, anzi, raccoglie molte meno informazioni», sostiene Andrea Carignani, professore di Sistemi informativi e trend digitali all’Università IULM. «Il problema è che ByteDance – l’azienda proprietaria di TikTok – è probabilmente, come tutte le aziende cinesi, sotto la volontà del governo di Pechino», afferma il professore, intervistato dalla redazione di Master X.
Nata nel 2012, ByteDance è una società tecnologica globale con sede a Pechino e una significativa presenza commerciale in Cina. In quanto azienda cinese – sostiene Carignani – ByteDance «sottostà ai regolamenti non scritti degli enti governativi cinesi», che sembrano obbligare le società a comunicare al governo tutti i dati richiesti.
L’esecutivo cinese detiene inoltre una quota di proprietà nel Beijing Douyin Information Service, la sussidiaria di ByteDance che gestisce le attività cinesi dell’azienda. E gli stessi impiegati della società sono membri del Partito comunista cinese.
Inoltre, in base alla legge sull’intelligence nazionale, in Cina tutti i cittadini e le organizzazioni – inclusi ByteDance e i suoi dipendenti – sono obbligati a partecipare ad attività di intelligence nazionali ed estere. Tutto ciò fa sorgere il timore di una diretta influenza del governo di Pechino su TikTok.
Rischi per la sicurezza nazionale
I legami tra il Partito comunista cinese e l’azienda proprietaria dell’app sollevano una problematica di sicurezza nazionale. A quanto afferma Carignani, a differenza dei Paesi democratici in Cina non è necessario un ordine della Magistratura per accedere ai dati privati degli utenti: è sufficiente la richiesta di un funzionario del governo.
«In un’ottica di spionaggio evoluto, conoscere gli identificativi univoci dei dispositivi governativi e gli indirizzi di rete di alcune entità governative può essere riutilizzato in altri contesti, per esempio per un attacco Ddos», sostiene Carignani.
Si teme inoltre che TikTok venga utilizzata dal Partito per raccogliere dati personali degli utenti da usare per fini politici. La preoccupazione è poi quella di un uso di TikTok per promuovere campagne di censura, propaganda e disinformazione contro le elezioni democratiche di altri Paesi del mondo.
Lo stesso Presidente cinese Xi Jinping ha più volte ribadito l’importanza dei dati, che offrono opportunità e potenza produttiva. «Chiunque controlli le tecnologie dei big data controllerà le risorse per lo sviluppo e avrà il sopravvento», ha affermato Xi. Il timore è, dunque, che la Cina si stia servendo dell’app per raggiungere il suo obiettivo ultimo di un nuovo ordine internazionale e di una preminenza nel resto del globo.
I dati acquisiti da TikTok
La società di cybersicurezza australiana Internet 2.0 ha analizzato i codici utilizzati da TikTok per comprendere di quali dati personali entra in possesso. Per poter scaricare e usare l’app, l’utente fornisce il suo consenso al trattamento di alcuni dati:
- La geolocalizzazione. Grazie a un codice, TikTok può controllare una volta all’ora la posizione esatta di ogni dispositivo, tracciando dunque gli spostamenti degli utenti.
- Gli altri programmi presenti sul cellulare e la frequenza d’uso delle app. Con questa mappatura del dispositivo, TikTok accede di fatto alle abitudini, al comportamento e alle preferenze degli utenti ed è in grado di delineare un profilo abbastanza attendibile dei suoi iscritti.
- Il calendario e i contatti. L’azienda può ottenere informazioni sugli impegni e la quotidianità degli utenti, nonché su numeri e mail delle persone con cui ogni iscritto entra in contatto.
- Connessione Wi-Fi, dati di identificazione dei dispositivi, operatore telefonico. TikTok può inoltre conoscere l’indirizzo Mac, ossia il numero identificativo di ogni dispositivo a livello di rete locale.
- Gli abbonamenti attivi sul proprio telefono. L’app può accedere a tutti i dati sulle iscrizioni dell’utente a prodotti, servizi o siti online.
- La clipboard del dispositivo, ossia tutto quello che si ottiene usando le funzioni “copia”, “taglia” o “incolla”.
Le risposte dalla Cina
TikTok e il governo cinese negano di utilizzare i dati a fini politici. Da un lato, è vero che l’ultimo aggiornamento delle politiche sulla privacy consente ai dipendenti dell’app cinese di accedere ai dati degli utenti europei. E questo vale anche per il personale che risiede al di fuori dell’Ue, Cina compresa. Dall’altro lato, però, TikTok sostiene che l’obiettivo sia solo quello di garantire per gli iscritti un’esperienza “coerente, piacevole e sicura”. Come affermato da ByteDance, i dati rimarrebbero quindi all’interno dell’azienda, senza nessuna divulgazione al governo cinese.
Anche per Pechino i presunti rischi per la sicurezza nazionale sono soltanto timori infondati. Dopo le limitazioni adottate dalla Casa Bianca, la Portavoce del Ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha affermato che gli Stati Uniti, «in quanto maggiore potenza mondiale, hanno tanta paura di un’app che piace ai giovani».
Mao ha poi aggiunto: «Ci opponiamo con forza alla pratica sbagliata degli Stati Uniti di generalizzare il concetto di sicurezza nazionale, di abusare del potere statale e di sopprimere irragionevolmente le società di altri Paesi».