Il processo a Donald Trump da giorni scuote gli Stati Uniti. L’ex presidente Usa il 4 aprile si è consegnato al tribunale di New York per ascoltare i 34 capi d’accusa nel caso Stormy Daniels, per i quali si è dichiarato «non colpevole». L’ex attrice pornografica, che ha dato inizio al processo, sarebbe stata pagata per il suo silenzio sulla relazione col tycoon, e con lei altre donne. Vere e proprie tangenti giustificate con falsi in bilancio, uno dei reati su cui vertono le accuse.
«L’unico crimine che ho commesso è stato difendere l’America da chi la vuole distruggere. La mia incriminazione è un insulto agli Stati Uniti», ha dichiarato Trump in seguito in un discorso, nonostante l’invito del procuratore a non incitare alla violenza. Di seguito il discorso.
Donald Trump: "As president, I have the right to declassify documents and the process is automatic if I take them with me." pic.twitter.com/uiISWJlSFl
— Republican Voters Against Trump (@AccountableGOP) April 5, 2023
È la prima volta in cui un ex presidente, nonché candidato alle prossime elezioni per il Partito Repubblicano, è incriminato per degli illeciti. Ma in passato diversi presidenti Usa sono stati accusati di aver violato la legge. Scopriamo gli altri casi storici.
Tra guerre civili ed eccessi di velocità
Già nel lontano 1868 Il presidente Andrew Johnson fu messo sotto impeachement – l’accusa che si muove contro un presidente americano in carica – dalla Camera dei Rappresentanti durante il suo mandato. L’evento avvenne durante gli scontri con il Congresso sulle sue politiche intransigenti che seguirono alla guerra civile americana, inclusa la deposizione forzata del Segretario alla Guerra Edwin M. Stanton. In quella circostanza, alla fine, Johnson venne assolto dal Senato.
Ulysses S. Grant, presidente Usa in carica dal 1869 al 1877, vanta sicuramente la storia più divertente. Durante un suo mandato subì un arresto per eccesso di velocità a cavallo mentre guidava il suo calesse. Poco dopo polizia lo avrebbe lasciato andare con una multa. A detta di Allan Lichtman, professore di storia presso l’American University, per il 18° presidente Usa non si trattò di un caso isolato: Grant fu sorpreso ad accelerare con i suoi cavalli più di una volta.
Le accuse postume
Un altro presidente che possiamo collegare a potenziali responsabilità penali è Warren Harding. Il 29° presidente Usa vinse in maniera quasi schiacciante nel 1920, ereditando un Paese nel pieno del primo dopoguerra. Il suo mandato fronteggiò una forte recessione e un periodo di sconvolgimenti sociali e politici. Il suo slogan del «ritorno alla normalità» fu in effetti mantenuto, e in tempi abbastanza rapidi.
Dopo soli 17 mesi di mandato, Harding morì per un attacco di cuore a 57 anni. Nelle settimane e nei mesi successivi alla sua dipartita, si alternarono un numero impressionante di rivelazioni sulla corruzione all’interno della sua amministrazione. I due scandali più eclatanti riguardavano i profitti illeciti derivanti dalla costruzione di ospedali per veterani, e la vendita di contrabbando delle riserve petrolifere statunitensi rimaste dopo la guerra.
Harding, ormai deceduto, evitò le accuse sugli scandali. Negli ultimi anni si sono accesi nuovamente i riflettori sulla sua figura per le relazioni extraconiugali, comprese le accuse di un figlio nato fuori dal matrimonio e una relazione di 15 anni con una donna con la quale ha scambiato lettere appassionate, scoperte e lette nel 2014.
Gli scandali del ‘900, dal Watergate a Monica Lewinski
Il presidente Richard Nixon è collegato al più celebre caso d’impeachement di un presidente Usa. Appuntato nel 1974 da un Grand jury – una commissione d’inchiesta che si occupa di stabilire se ci sono prove sufficienti per un provesso penale – come co-cospiratore nello scandalo Watergate, Nixon non è mai stato accusato di un crimine. L’ex presidente si è dimesso prima che potesse essere completato un processo per impeachment. In seguito giunse la grazia dal presidente Gerald Ford, subentrato dalla vicepresidenza.
In tempi più recenti, Bill Clinton è stato certamente il caso più rappresentativo. Il presidente Usa che guidò gli Stati Uniti per buona parte degli anni ’90, nel 1998 fu accusato dalla Camera dei Rappresentanti per falsa testimonianza e ostruzione alla giustizia. Tutto in relazione all’abuso di potere e al tentativo d’insabbiamento della sua relazione con l’ex stagista della Casa Bianca Monica Lewinsky. Alla fine – proprio come avvenuto in casi storici precedenti – fu il Senato a scagionarlo durante il processo.
La ricandidatura di Trump
Rinviato a fine 2023 il processo per Donald Trump: proprio a ridosso delle prossime elezioni presidenziali a cui dovrebbe concorrere come candidato per i Repubblicani. In caso di condanna al tycoon non sarebbe comunque preclusa la candidatura. Negli Stati Uniti, infatti, una fedina penale pulita non è necessaria per candidarsi alla presidenza.
La preoccupazione per i Democratici è doppia. Da un lato c’è un Joe Biden che nel 2024 potrebbe essere troppo vecchio per candidarsi nuovamente alla presidenza, dall’altro i pericoli di un processo che potrebbe sortire l’effetto contrario di rilanciare la figura di Trump come quella del perseguitato, se dovesse essere assolto.