Cibo in cambio di sesso. Questo l’inqualificabile ricatto che centinaia di ragazze nigeriane, vittime di Boko Haram, continuano a vedersi rivolgere all’interno dei campi profughi dai soldati che avrebbero il dovere di proteggerle. La denuncia arriva da un rapporto di Amnesty International, Ong attiva a livello mondiale nella salvaguardia dei diritti umani. Sulla base delle testimonianze di oltre 250 donne sfollate dai loro villaggi nello stato di Borno, nel Nord-Est del Paese, l’organizzazione ha lanciato pesanti accuse sia contro l’esercito nigeriano che contro le truppe della Task force civile congiunta (Jtf). I rispettivi militari avrebbero infatti prima «separato le donne dai loro mariti», poi le avrebbero confinate in «campi satellite». Stupri e violenze sarebbero quindi diventati all’ordine del giorno, spesso in cambio di cibo. Parecchie donne hanno addirittura raccontato di essere state costrette a diventare le “compagne” dei soldati pur di non soccombere di stenti.
«Le donne, per non morire di fame, sono spesso costrette a lasciarsi stuprare», conferma Osai Ojigho, direttrice di Amnesty International in Nigeria. Sempre secondo il rapporto, chi ha contravvenuto agli ordini sarebbe stato direttamente eliminato.
Tutti crimini destinati a restare impuniti. Nessun provvedimento è stato infatti ancora preso nei confronti dei responsabili da parte di una commissione presidenziale appositamente allestita lo scorso agosto. «Nessuno è stato incriminato e non sappiamo neanche se ci sono stati dei processi, poiché nulla è stato reso pubblico», ha ancora riferito Osai Ojigho.
It is absolutely shocking that people who had already suffered so much under Boko Haram have been condemned to further horrendous abuse by the Nigerian military. #TheyBetrayedUs
— Amnesty Int. Nigeria (@AmnestyNigeria) May 24, 2018
Così, l’emergenza non sembra destinata ad arrestarsi. Tra i campi che presentano la situazione più critica, quello dell’“Ospedale di Bama”, al cui interno si sarebbero in passato verificate tra le 15 e le 30 morti giornaliere. Tutte per fame. E nonostante dal 2016 le Nazioni Unite abbiano aumentato la quantità degli aiuti umanitari, in molti stanno continuando a trovare difficoltà nell’accedere a quantità adeguate di cibo. (av)