Myanmar: social network bloccati per arginare il dissenso

Controlla i media, controllerai il popolo. A distanza di qualche giorno dal colpo di Stato militare in Myanmar, il generale Min Aung Hlaing ha ordinato al provider internet MPT (di cui lo Stato birmano è co-proprietario) di bloccare l’accesso a Facebook nel tentativo di limitare l’organizzazione di proteste e disordini.

Già da lunedì, giorno in cui il golpe è stato messo in atto, i militari controllano tutti i canali ufficiali di informazione e comunicazione. Le prime mosse: dichiarare un anno di stato d’emergenza, interrompere le linee telefoniche nella capitale Naypyitaw e nella città di Yangon, e sospendere le trasmissioni della televisione di Stato.

L’INFORMAZIONE IN BIRMANIA

In Birmania vivono circa 54 milioni di persone; di queste circa 22 milioni sono iscritte a Facebook che è diventata la fonte principale di accesso alle notizie indipendenti. Il Ministero per le Comunicazioni e l’Informazione birmano ha reso noto che Facebook sarà bloccato fino al prossimo 7 febbraio. Nel frattempo milioni di utenti stanno riscontrando problemi di accesso anche ad altre piattaforme come Instagram e WhatsApp. Le “preoccupazioni” del nuovo regime legate all’attuale stato di emergenza del Paese si stanno concretizzando in un isolamento dei cittadini e nella repressione della libertà di espressione, base della democrazia.

LE PROTESTE “IMBAVAGLIATE” NEL RESTO DEL MONDO

Secondo le analisi di Surfshark, azienda specializzata nella privacy digitale, negli ultimi 5 anni almeno un terzo dei governi mondiali ha messo in campo pratiche volte a censurare il contenuto dei social network o a limitarne l’accesso.

UGANDA
Bobi Wine, leader dell’opposizione in Uganda, arrestato durante la campagna elettorale

Il 14 gennaio scorso in Uganda i cittadini si sono recati alle urne per votare il nuovo Presidente, dopo una campagna elettorale segnata dalla violenza in cui il principale leader dell’opposizione, Robert Kyagulanyi, conosciuto come Bobi Wine, è stato arrestato e ferito più volte durante la campagna. Alla vigilia del voto il regolatore delle comunicazioni “Uganda Communications Commission” ha ordinato ai fornitori di servizi Internet di bloccare l’accesso a Facebook, Twitter, WhatsApp, Signal e Viber. Reporter sans Frontieres ha definito la vicenda «un serio ostacolo alla libertà di informazione che favorisce l’intensa repressione nei confronti di media e giornalisti che ha segnato l’intero processo elettorale».

SUDAFRICA
Copertina di The Continent: prima rivista panafricana pubblicata tramite WhatsApp

Il 30 gennaio 2021 Twitter, in modo discrezionale, ha bloccato l’accesso agli account di Continent, uno dei settimanali più rispettabili del Sud Africa. Il motivo ufficiale è di aver diffuso «informazioni fuorvianti e potenzialmente pericolose in relazione al Covid-19». Report sans Frontieres afferma che il post del giornale all’origine di questo blocco era solo un promemoria dei titoli della rivista del giorno. In seguito anche gli account di diversi giornalisti sono stati bloccati e RSF denuncia «una preoccupante restrizione alla libertà di informazione che illustra i pericoli posti dall’onnipotenza dei lettori digitali, se non viene imposto alcun obbligo democratico loro».

INDIA
Tweet di Rihanna sulle proteste degli agricoltori in India

L’RSF si sta battendo anche contro il blocco dei mezzi di comunicazione in atto in questi giorni in India. L’organizzazione chiede il ritiro di tutte le accuse mosse contro almeno dieci giornalisti per aver coperto le proteste di migliaia di agricoltori alla periferia di Nuova Delhi contro le nuove leggi agricole dell‘India. Il governo indiano si è dimostrato molto interessato a nascondere le proteste che stanno avvenendo. Proprio ieri il Ministero degli Esteri indiano ha preso posizione contro l’attrice Rihanna che ha condiviso su Twitter un articolo della CNN invitando le persone a prestare maggiore attenzione alle proteste dei contadini in India. L’attivista Greta Thunberg ha rilanciato lo stesso articolo, esprimendo «solidarietà alle proteste contadine in India» a cui è seguito il sostegno anche di Meena Harris, nipote della neo vicepresidente americana.

I social media sono uno strumento potente nell’affermazione della libertà di opinione e dei diritti civili, ma negli ultimi anni si sono dimostrati anche una delle armi predilette da chi vuole manipolare l’opinione pubblica o le intenzioni di voto. Il futuro della libertà online dipende dalla collaborazione trasparente di governi e big tech e dalla loro capacità di limitare gli interessi personali per il bene della società.

Maria Oberti

Mi interesso di social media, cinema e rivoluzioni culturali. La nostra società si evolve in modo frenetico e per me è importante tendere l'orecchio e lo sguardo alle sue conseguenze. Rivoluzioni tecnologiche, tendenze sociali e libertà individuali sono gli stimoli che sento di più.

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