Terra del Fuoco, si è spenta l’ultima voce della lingua Yagán

Cristina Calderón era l’ultima indigena vivente a parlare lo Yagán. Un antichissimo idioma che oggi, con la morte della donna, scompare. Nativa della Terra del Fuoco, Cristina aveva 93 anni ed era stata dichiarata “Tesoro umano vivente” dall’Unesco e dal governo cileno.
A dare la notizia della morte, avvenuta il 16 febbraio 2022, una delle figlie, Lidia, vicepresidente dell’Assemblea costituente.

La tribù degli Yagán

Un popolo di canoisti. Che per 6mila anni ha abitato l’estremo sud del Cile, ai confini del mondo. Caccia e pesca per sopravvivere. E un’antica tecnica per confezionare canestri di canna, utilizzata ancora oggi. Con l’arrivo degli europei, alla fine dell’Ottocento, le malattie hanno sterminato gli Yagán, ridotti a 130 nativi (da 3mila). All’inizio di questo millennio, il numero era sceso a tre. Con le morti di Ursula Calderón e Emelinda Acuña, Cristina – sorella della prima – era rimasta l’ultima indigena a parlare la lingua. Ed era il simbolo di un popolo in estinzione, attualmente insediato a Villa Ukika, nei pressi di Puerto Williams, in Cile.

Il popolo indigeno Yagan
Una lingua scomparsa

Lo Yagán è, o meglio era, una lingua estremamente complessa. Composta da 32.400 vocaboli. Trasmessi solamente per via orale, da persona a persona. Nessuno dei discendenti di Cristina Calderón, 7 figli e 14 nipoti, lo ha imparato in modo fluente. Oltre alla difficoltà intrinseca alla lingua (basti pensare che normalmente un essere umano usa circa 5mila vocaboli), a complicare la trasmissione dello Yagán anche le pressioni culturali e lo stigma esistente nei confronti dei nativi, forzati a ‘dimenticare’ lingue e tradizioni. Nonostante ciò, Cristina si è sempre impegnata a conservare la cultura Yagán. E insieme ad una delle nipoti ha creato un dizionario, inciso un cd e scritto un libro. Per trasmettere storie, leggende e canzoni del suo millenario popolo.
«Il suo amore, i suoi insegnamenti e le sue lotte vivranno per sempre» il commento del presidente cileno Gabriel Boric. Parole significative, in ricordo di una donna che si è spesa per custodire la storia del suo popolo, da lei descritto come «mite e rispettoso».

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