Ore 13, Beirut. Davanti a un centinaio di giornalisti, Carlos Ghosn, ex amministratore delegato di Nissan e Renault, organizza una conferenza stampa in cui racconta la sua prigionia: è un duro attacco al Giappone, alle misure detentive di uno dei paesi più industrializzati al mondo: «130 giorni di prigionia in isolamento, in una cella minuscola e senza finestre», mentre le autorità giudiziarie libanesi gli proibiscono di lasciare il Paese: la procura di Beirut, difatti, ha adottato una decisione che vieta a Carlos Ghosn di viaggiare e ha richiesto il suo fascicolo giudiziario al Giappone. Ma Ghosn è ancora un fuggitivo.
Carlos Ghosn, 65 anni, imprenditore brasiliano, ex capo di società come Nissan e Renault, si trova in Libano dal 29 dicembre, dopo una fuga rocambolesca da Tokyo, dove si trovava in stato di libertà vigilata dopo il suo arresto avvenuto alla fine del 2018, per sospetto di cattiva condotta finanziaria. Un’accusa che lo ha tagliato fuori da Nissan (NSANF) e dalle prospettiva della sua alleanza automobilistica con Renault (RNLSY) e Mitsubishi Motors.
La versione di Ghosn
«La fusione Fca –Renault? Bloccata dal mio arresto». Secondo Gohsn, dietro i motivi del suo arresto ci sarebbe un complotto internazionale, un’enorme congiura, un’intricata serie di interessi che avrebbe frenato volutamente la futura fusione fra Fiat Chrysler e la casa automobilistica francese, ma la sua difesa esclude una serie di fatti molto rilevanti. Su di lui pende un mandato d’arresto: Ghosn è ricercato dall’interpol su richiesta del Giappone per evasione fiscale di circa 80 milioni di dollari e presunta appropriazione indebita finanziaria. La procura di Tokyo, nel frattempo, ha emesso un mandato di cattura anche per sua moglie Carol, lo cercano l’Interpol, i servizi segreti del Sol Levante e quelli francesi.
Ghosn accusa Renault Nissan: «Da società e giudici giapponesi complotto contro di me, farò i nomi» e stava trattando con Elkan la fusioneconnFca – @Corriere https://t.co/uw2RDOBSgv
— daniele manca (@Daniele_Manca) January 9, 2020
La fuga
Non si sa ancora come Carlos Ghosn sia scappato dal Giappone. Sta di fatto che il continuo susseguirsi di indiscrezione nelle ultime ore non fa altro che accrescere l’interesse su una vicenda che assume sempre più i toni di una spy story, di un best- seller internazionale. Cosa ha architettato il fuggitivo per evadere da Tokyo? Sembra che lo abbia fatto nascosto nella custodia di un contrabbasso, per poi raggiungere il Libano a bordo di un aereo privato, ma si tratta solo di ipotesi. Sebbene sia in trappola, il magnate assume sempre più le vesti di un personaggio enigmatico, un Lupin della finanza: «è stata la decisione più difficile della mia vita», commenta Ghosn, «sono scappato da un sistema dove la possibilità di essere condannato è del 99%, ed è ancora maggiore per gli stranieri», aggiunge. Parole roboanti, che di certo non hanno scaldato il cuore delle autorità e del governo giapponese: «un simile atteggiamento è indicibile», ha dichiarato il ministro della Giustizia Masako Mori.
昨日のゴーン被告人の会見は、抽象的なものや論旨が判然としないもの、根拠を伴わないものにすぎず、世界中に誤った認識を拡散させかねないものでした。昨夜も速やかに会見をし反論しましたが、今朝も会見を開き、昨夜述べた点に加えてゴーン被告人からの批判に関する記者からの質問に答えました。 pic.twitter.com/CCgzCWcvee
— 森まさこ Masako MORI (@morimasakosangi) January 9, 2020
E ancora: l’imprenditore punta il dito contro Nissan, artefice secondo lui di una cospirazione nei suoi confronti, accusando il Giappone di tradimento. E mentre compone la sua arringa da fuggitivo, afferma con tono sprezzante: «non ho nessun contratto con Netflix per trasformare la mia storia in un film o una serie tv!». Uno smacco troppo grande per il Sol Levante. Intanto rimane piantonato a Beirut, nascondendosi dietro una schiera di avvocati libanesi.