
La Corte Suprema infligge la prima sconfitta a Donald Trump. Con un voto di 5 a 4, compresi due giudici conservatori, l’organo ha sbloccato due miliardi di euro di fondi destinati a UsAid, l’agenzia federale statunitense per lo sviluppo internazionale, per i lavori già svolti. L’organismo, che finanzia progetti umanitari e di cooperazione economica in tutto il mondo, era stato colpito dal drastico taglio voluto dalla nuova amministrazione.
La decisione della Corte Suprema
Un possibile segnale dell’esistenza di un argine alla spregiudicatezza di Trump, oppure un caso isolato. Sarà solo il tempo a dirlo. Ciò che è certo, è che il Tycoon, per la prima volta dall’inizio del suo secondo mandato alla Casa Bianca, riceve un netto no nel suo fitto insieme di ordini esecutivi.
Trump, il 20 gennaio, aveva deciso di cancellare il 92% dei finanziamenti per l’estero di UsAid. Il tutto per valutare se «pienamente allineati con la politica estera» di Washington. Perché, come sottolinea il testo, molti dei fondi avrebbero finito per «destabilizzare la pace nel mondo» finendo nelle tasche di Paesi in «contrasto con le relazioni armoniose all’interno e con gli altri Stati».
Una doccia fredda per il lavoro di UsAid, che solamente nel 2023 ha promosso progetti pari a 72 miliardi di dollari in tutto il pianeta. E che ha portato il giudice federale Amir Ali a richiedere lo sblocco dei fondi destinati a contraenti e beneficiari per i lavori già svolti.
Il cinque marzo la Corte Suprema ha dato ragione al giudice, con una voto di 5 contro 4. Una scelta inaspettata, considerando che l’organo è composto da 9 giudici di cui 6 conservatori e 3 liberali. Formazione che sembrava potesse lasciare carta libera per il Tycoon come hanno dimostrato in questioni come l’abolizione all’aborto.
A sorprendere, è stata la scelta di due giudici conservatori, il giudice capo John Roberts e la giudice Amy Coney Barrett, uno dei tre membri nominati da Trump, di schierarsi con i tre giudici liberal Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson.
Scelta giudicata negativamente da Samuel Alito, uno dei quattro saggi a supporto del provvedimento di Trump. «Può un singolo giudice federale avere il potere di costringere il governo degli Stati Uniti a pagare (e probabilmente perdere per sempre) due miliardi di dollari dei contribuenti? La risposta dovrebbe essere, con enfasi, “no” ma la maggioranza di questa Corte apparentemente la pensa diversamente. Sono scioccato».