JFK, 60 anni di misteri irrisolti

JFK 60 anni assassinio

L’assassinio di JFK 60 anni dopo continua a far discutere. Il 22 novembre 2023 ricorre l’anniversario dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy.

Il 35esimo presidente degli Stati Uniti venne ucciso a Dallas, in Texas, mentre salutava la folla dalla sua limousine presidenziale. Nonostante le numerose inchieste e teorie, molti punti restano oscuri sulla dinamica dell’attentato e sui reali mandanti.

La Commissione Warren e le incongruenze

La Commissione Warren – istituita immediatamente per investigare sull’accaduto – concluse che il colpevole era Lee Harvey Oswald. L’ex marine, accusato di essere un comunista, aveva sparato tre colpi con un fucile da un edificio vicino al corteo presidenziale. Una conclusione frettolosa, messa in dubbio nel corso degli anni.

Già all’epoca molti periti e testimoni dissentirono. Delle analisi audio hanno stabilito che ci furono almeno 4 spari da posizioni diverse. Inoltre il proiettile ritrovato sul luogo non combaciava con i ferimenti riportati da JFK e dal governatore Connally, seduto con lui sulla limousine.

Un articolo del Dallas Time Herald del 1978 che parla della possibilità di un quarto colpo
L’ipotesi della cosca mafiosa

Tra le ipotesi alternative più accreditate c’è quella di un coinvolgimento della mafia. La criminalità organizzata aveva i suoi moventi contro la famiglia Kennedy. Robert Kennedy, fratello di JFK, da Procuratore generale aveva dichiarato guerra ai boss. L’eliminazione di JFK potrebbe essere stata una vendetta trasversale delle varie cosche.

Tra l’altro, il killer di Oswald fu l’esponente mafioso Jack Ruby, amico del numero due della mafia di Dallas. E il giorno prima dell’attentato, Ruby pranzò con il boss Joseph Campisi.

Jack Ruby nel 1963, fotografato dalla polizia di Dallas dopo aver ucciso Lee Harvey Oswald
Il ruolo oscuro della CIA

Anche la CIA (Central Intelligence Agency) è stata spesso tirata in ballo. JFK voleva ridimensionarne il potere e aveva impedito l’anno prima l’invasione della Baia dei Porci a Cuba, contravvenendo ai piani dell’agenzia, al tempo guidata da Allen Dulles. Lo stesso Dulles che, nonostante fosse un acerrimo nemico di JFK, fu messo a capo della Commissione Warren.

John McCone, direttore della CIA dal 1961 al 1965; durante le deposizioni alla Commissione Warren si disse sempre convinto che Oswald avesse agito da solo

C’è anche da dire che l’operazione sulla Baia dei Porci, risalente al 1960, era stata inizialmente approvata dal presidente Usa. Kennedy cambiò posizione solo dopo che le cose iniziarono ad andare male. Ma si tratta di eventi distanti nel tempo, per i quali una vendetta sembra improbabile. JFK rimosse Allen Dulles dalla direzione della CIA per i risultati deludenti di tutta l’operazione

Come dichiarò nel 2013 John McCone, ex direttore della CIA  sotto JFK: «Kennedy stava cercando di gestire la CIA, voleva essere informato su ogni operazione. Questo creò molto risentimento». Parole che gettano ombre inquietanti su tutta la vicenda.

L’escalation con il Vietnam

Durante il mandato di JFK uno degli aspetti più controversi fu l’intensificazione dell’impegno in Vietnam. Kennedy incrementò la presenza militare nel Vietnam del Sud dal 1961. L’obiettivo era rafforzare la posizione degli Stati Uniti nella Guerra Fredda dopo la crisi dei missili a Cuba.

La sua amministrazione vide un aumento di consiglieri militari, raggiungendo circa 16.000 unità nel 1962, escludendo le operazioni segrete. Kennedy perseguì la trasformazione del Vietnam del Sud in una repubblica democratica, che portò all’assassinio del leader vietnamita Diem: un punto di svolta verso la futura guerra.

Ma esistono documenti, come un memorandum del 11 ottobre 1963, che suggeriscono il desiderio di Kennedy di ridurre la presenza militare. Piano che fu abbandonato sotto la presidenza di Lyndon B. Johnson, che intensificò l’impegno americano per una guerra che si protrasse fino al 1975.

Il mistero del cervello scomparso

Rimane poi aperto il mistero della sparizione del cervello di JFK dopo l’autopsia, forse asportato per nascondere le reali dinamiche dell’assassinio e la traiettoria del proiettile. A tre anni dall’evento, nel 1966, il suo cervello è scomparso dagli Archivi Nazionali Usa. Una recente ipotesi dell’autore James Swanson suggerisce che il cervello del presidente sia stato preso dal fratello minore Robert, «forse per nascondere le prove del numero di farmaci che il presidente Kennedy stava assumendo».

A sinistra i momenti che hanno preceduto gli spari sulla limousine presidenziale; a destra, la ricostruzione dell’autopsia sul cranio del Presidente Kennedy

Non sapremo mai la verità, ma il mito di JFK continuerà a vivere nella storia, alimentando  ipotesi e ricerche sulla sua morte. Quel giorno di 60 anni fa, a Dallas, insieme a JFK è morta l’innocenza di una nazione. Ma il mito e gli ideali del giovane presidente, incarnati dall’eterno messaggio «non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese», continueranno a ispirare le future generazioni.

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

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