«Una buona notizia per i nostri popoli e per l’Europa nel suo complesso»: con queste parole la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso tutta la sua soddisfazione per la firma del Piano d’azione Italia-Germania, uno storico accordo che porta la cooperazione «a un nuovo livello, anche esplorando nuovi ambiti di dialogo e crescita comune».
Dopo oltre un anno di negoziati, il testo è stato firmato a Berlino, il 22 novembre, in occasione del primo vertice intergovernativo tra i due paesi dal 2016, un incontro che ha visto la presenza di mezzo governo italiano e di mezzo governo tedesco. Al Trattato del Quirinale tra Roma e Parigi e a quello di Aquisgrana tra Parigi e Berlino si aggiunge dunque un terzo accordo. A completamento del triangolo strategico fra le principali potenze dell’Unione europea.
I settori di cooperazione
Stando a quanto dichiarato pochi giorni prima da fonti diplomatiche citate dal Sole24Ore, il Piano prevede cinque ambiti di collaborazione: economia, innovazione, tecnologie del futuro e competitività industriale; politica estera e di difesa nelle zone di primo vicinato, dall’Africa ai Balcani occidentali; clima, infrastrutture energetiche e ambiente; implementazione dell’agenda europea dei diritti e migrazioni; contatti people-to-people e approfondimento del partenariato culturale.
In alcuni di questi settori, sottolinea Meloni, si è già sviluppata «un’integrazione profonda», come nell’automotive e nella meccanica avanzata. In altri va invece potenziata, per esempio nel campo della difesa e dell’energia. Ma in tutti gli ambiti l’idea è quella di intensificare e strutturare il dialogo bilaterale tra i due paesi. Paesi peraltro già molto legati fra loro, basti pensare che la Germania rappresenta per l’Italia il primo partner commerciale, con un interscambio di ben 168.5 miliardi di euro nel 2022.
L’accordo prevede inoltre l’istituzione di un format 2+2 con i rispettivi ministri degli Esteri e della Difesa. In altre parole, un meccanismo di consultazioni congiunte per il coordinamento sul piano della sicurezza. A questo si aggiungono poi un Forum macroeconomico bilaterale tra i ministri delle Finanze e un dialogo istituzionale sulle migrazioni tra quelli dell’Interno.
Il focus su industria, energia e difesa
Tra i principali obiettivi dell’accordo c’è il rafforzamento dell’integrazione e della cooperazione fra i sistemi industriali dei due paesi, peraltro già caratterizzati da un crescente livello di complementarietà. A questo si affianca il focus sull’energia, che secondo le fonti diplomatiche sentite dal Sole24Ore viene intesa soprattutto come diversificazione dell’approvvigionamento ed espansione della connettività energetica nel mercato europeo.
A loro dire, il governo tedesco «crede nei potenziali benefici che derivano dal ruolo dell’Italia come ‘hub’ naturale per gli approvvigionamenti di gas nell’immediato e, in prospettiva, di idrogeno verde». Un ruolo, questo, che l’Italia vuole consolidare grazie a infrastrutture in parte esistenti e in parte da costruire. Tra le prime figura l’oleodotto Tal, che serve la Germania da Trieste. Tra le seconde i nuovi gasdotti per l’idrogeno, specie il South Central Hydrogen Corridor, un’infrastruttura che collegherà Africa settentrionale, Italia, Austria e Germania.
I media tedeschi sottolineano poi la cooperazione nel campo della difesa, e in particolare gli interessi di Leonardo nei progetti europei e la possibile collaborazione tra Fincantieri e Thyssenkrupp Marine Systems. Prospettive aperte anche per l’aerospazio e i settori più innovativi come intelligenza artificiale e biotecnologie.
Non è un trattato
E tuttavia, il Piano d’azione non è un trattato, a differenza dei precedenti tra Roma e Parigi e tra Parigi e Berlino. Come precisato nei giorni scorsi dall’ambasciatore tedesco in Italia Hans-Dieter Lucas, l’accordo è semplicemente «un documento che contiene le linee guida» affinché i due paesi possano «affrontare le varie questioni in modo pragmatico». Una formula, questa, voluta dai tedeschi per dare al patto maggiore flessibilità, lasciando un margine di manovra per futuri cambiamenti nei progetti. I trattati, invece, sono molto più difficili da modificare dopo la ratifica.
I vertici tra ministri e il Business Forum
In occasione dell’incontro, Meloni e Scholz hanno trattato anche di altri dossier. Anzitutto della tanto contestata riforma del Patto di stabilità, questione che su cui si dicono vicini a un risultato. I due leader hanno poi parlato di guerra in Ucraina, dell’escalation nella Striscia di Gaza e della cessione di Ita alla tedesca Lufthansa.
Quello tra Meloni e Scholz non è stato l’unico vertice a due: tutti gli altri esponenti dell’esecutivo presenti a Berlino hanno avuto un incontro bilaterale con i loro omologhi tedeschi. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani con il vice cancelliere Robert Habeck e la ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti con Christian Lindner, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi con Nancy Faeser. E così per il ministro della Difesa Guido Crosetto e quello delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
A margine del bilaterale si è tenuto anche un Business Forum organizzato da ministero degli Esteri, Mimit, Confindustria e dalla corrispondente tedesca Bdi. Tra le aziende italiane rappresentate Leonardo, Fincantieri, Snam, Cassa Depositi e Prestiti, Unicredit, Ita e Ferrovie dello Stato. Tra quelle tedesche Siemens AG, Deutsche Bank, Deutsche Lufthansa AG e Deutsche Bahn.