L’Irlanda festeggia la legalizzazione dell’aborto, aprendo così un nuovo capitolo dopo trentacinque lunghi anni in cui a vietarlo era la Costituzione. Si tratta di uno dei divieti più longevi e restrittivi d’Europa, superato il quale il Paese scrive una pagina storica, in cui le protagoniste indiscusse sono le donne. Il Parlamento ha infatti approvato con 27 voti favorevoli e soli 5 contrari la legge sull’interruzione di gravidanza. Un passo verso il progresso in un Paese dove la Chiesa Cattolica ha da sempre esercitato una forte influenza culturale, ideologica e politica sul riconoscimento di alcuni diritti civili, come l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso – legale dal 2015 – e il divorzio. Anni di attivismo, non solo femminista, che per il Ministro della Salute Simon Harris ha permesso di «cambiare la Nazione, i cuori e le menti». Ad aver portato avanti in prima persona la battaglia sull’aborto, anche il Primo Ministro irlandese Leo Varadkar, eletto nel giugno scorso, dopo la vittoria del sì al referendum costituzionale per l’abrogazione dell’ottavo emendamento che vietava in ogni caso l’interruzione di gravidanza. «Un momento storico per le donne», scrive Varadkar, figlio di un immigrato indiano e apertamente gay, diventato il simbolo del cambiamento.
La legge sull’interruzione di gravidanza
Il provvedimento introduce l’aborto su richiesta della donna fino alla dodicesima settimana di gravidanza, nei casi di «pericolo di vita» o di «grave rischio per la salute» o di «anomalie che possono portare alla morte del feto in utero» oltre che, nel caso in cui la donna abbia subìto uno stupro. La legge prescrive inoltre che prima di poter interrompere la gravidanza, la donna deve sottoporsi al parere di due medici diversi. Un importante passo avanti che non lascia del tutto soddisfatte le attiviste, che credono nella necessità di miglioramenti. Dubbi infatti sono stati avanzati sull’espressione «grave danno per la salute della donna», definita dalle attiviste «troppo ambigua». In Irlanda ci sono ancora medici che «criminalizzano l’aborto». Il rischio è che il grave danno per la salute di cui parla la legge possa diventare una “ragione” per impedire di fatto alle donne di interrompere volontariamente la gravidanza. Una norma che ancora non prevede espressamente la possibilità di abortire nel caso di gravi malformazioni del feto.
Un dibattito lungo 35 anni
Il percorso, che ha portato il Parlamento irlandese a legalizzare l’aborto, è stato lungo e inizia già nel 1983, con una prima proposta di abrogazione del divieto costituzionale. Solo nel 1992 la Corte Suprema irlandese con una sentenza ammette l’aborto nel caso di un rischio reale e sostanziale per la vita della donna. Questa flebile apertura ha spinto il Legislatore a introdurre un emendamento (il tredicesimo) che permetteva alle donne di poter abortire all’estero, costringendole a una condizione paradossale e creando delle forti disuguaglianze tra ricchi e poveri, spesso famiglie di immigrati. Nel 2010 perciò la Corte di Giustizia Europea dei Diritti dell’Uomo chiede all’Irlanda d’intervenire per garantire il diritto alla salute della donna, sostanzialmente negato in base al tredicesimo emendamento della Costituzione. Una richiesta che però è rimasta a lungo inascoltata, anche dopo l’approvazione della legge “Proctection of Life During Pregnancy Bill” nel 2013 che confermava l’aborto solo nel caso in cui la donna fosse stata in pericolo di vita e che non impedì a migliaia di persone di andare all’estero per abortire.
La vera svolta arriva però nel maggio 2018, data del referendum sull’abolizione dell’ottavo emendamento. L’esito positivo è stata la premessa che ha portato il Legislatore a decidere a favore dell’introduzione dell’aborto. Un risultato non scontato, con un fronte del no, che ha potuto contare sui finanziamenti dei gruppi anti-abortisti americani, dai messaggi estremi, come l’aborto è una «licenza di uccidere».
L’Irlanda di oggi, quella che ha detto sì con una legge del Parlamento, è un Paese scosso dai numerosi scandali sessuali in scuole e orfanotrofi religiosi. Dove la Chiesa ha iniziato a perdere il suo potere, mantenuto quasi intatto per secoli. Quale antica roccaforte del cattolicesimo, l’Irlanda di oggi sceglie invece di continuare a proseguire verso la laicizzazione, che nessuno finora era stato in grado di prevedere.