Iran, Trump: «Resa incondizionata o guerra» mentre Israele aspetta le bunker-buster

Gli Stati Uniti potrebbero entrare in guerra contro l’Iran. Il 17 giugno, Donald Trump ha lanciato l’ultimatum alla Repubblica Islamica: «Sappiamo dove si nasconde il cosiddetto Leader Supremo. È un bersaglio facile ma non abbiamo intenzione di eliminarlo. La nostra pazienza si sta esaurendo», per poi aggiungere a caratteri cubitali: «RESA INCONDIZIONATA»

La Bunker-Buster

Israele ha bisogno degli Stati Uniti per un motivo preciso: la bunker buster. Si tratta di una bomba in grado perforare cemento, roccia e acciaio prima di esplodere. Un’arma che sarebbe in grado di penetrare nel sottosuolo dell’impianto nucleare di Fordow, l’unica infrastruttura al di fuori della portata tecnologica dello Stato Ebraico.

Israele, infatti, non ha né questo tipo di ordigni né gli aerei per trasportarli. Per questo Netanyahu ha bisogno di Trump se vuole radere al suolo i piani nucleari degli Ayatollah. In caso di offensiva statunitense, lo Stato Ebraico si sarebbe già reso disponibile per fare da scudo a possibili ritorsioni iraniane sulle basi americane in Medioriente.

Mentre l’amministrazione Trump riflette sui passi da intraprendere, gli scontri aerei tra Iran e Israele arrivano al sesto giorno. Lo Stato Ebraico ha dichiarato di aver eliminato il generale Aki Shadmani a quattro giorni dalla sua nomina avvenuta per sostituire il predecessore, già eliminato da un raid dell’esercito israeliano, Salami. A Teheran, intanto, continuano le evacuazioni, colpita anche l’università, mentre gli sforzi contro gli impianti nucleari raggiungono anche l’area sotterranea di Natanz.

Il regime degli Ayatollah continua a rispondere. Nella notte del 17 giugno è stato lanciato l’ennesimo attacco missilistico. Le difese israeliane questa volta hanno risposto in maniera efficace, ma pesano le lacune degli scorsi giorni. Israele è stata colpita nel suo cuore, Tel Aviv. Un missile israeliano ha colpito il centro della città, nella frequentatissima Allenby Street, via di locali e negozi. Il colpo più pesante, però, è stato quello di Herzliya, città a nord di Tel Aviv e sede del Mossad. La Repubblica islamica dice di aver colpito una sede dei servizi segreti, mentre da Gerusalemme arrivano smentite, sarebbe stato colpito un deposito di autobus senza alcun ferito.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Durante il primo stage ho lavorato a Radio Mediaset, dove mi sono occupato dei giornali radio delle emittenti del gruppo. Al secondo anno ho iniziato a collaborare con Il Giorno, dove ogni settimana ho raccontato un quartiere di Milano intervistando residenti e commercianti. A giugno ho vinto il Premio Scalfari 2025 dedicato alle scuole di giornalismo. Ora mi attendono sei mesi di stage a Repubblica.

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