« Gli Usa sono pronti ad abbracciare la pace con l’Iran, ma l’Europa, la Cina, la Russia e gli altri Paesi coinvolti nell’accordo sul nucleare iraniano, devono collaborare per ritrattare e stringere un nuovo patto con Teheran che renda il mondo più sicuro », queste sono state le parole a conclusione dell’intervento di Donald Trump alla Casa Bianca delle ultime ore. Gli aggiornamenti risalgono alle 18:30, ma la crisi scaturita dall’attacco alle due basi militari di Al-Asad e Erbil contro le forze armate Usa in Iraq sembra destinata a peggiorare. Il raid che ha dato il via all’operazione “martire Soleimani“ è avvenuto allo stesso orario della morte del generale iraniano considerato eroe di guerra.
Nonostante i toni leggermente più concilianti di Donald Trump delle ultime ore, il presidente iraniano Hassan Rohani ha minacciato nuovamente gli USA in relazione alla notizia di ulteriori dazi che il Presidente americano vorrebbe imporre al Paese. L’Iran fa sapere di voler continuare la “liberazione del territorio” dalle interferenze USA e invoca reazioni altrettanto dure da parte degli alleati per vendicare la morte del generale Soleimani. L’attacco, secondo alcune fonti, sarebbe stato però solo dimostrativo: alcuni missili sarebbero stati lanciati a vuoto e gli avvisi sarebbero serviti ad evitare il peggio. La Tv di Stato avrebbe trasmesso le immagini dell’operazione e, anche se nelle prime ore sono state annunciate almeno 80 vittime, gli Stati Uniti hanno smentito il dato poco dopo. Resta comunque alta la tensione tra i due Paesi e sono imprevedibili gli sviluppi delle prossime ore.
Dopo l’attacco
Le milizie irachene non sono state colpite e anzi, il governo di Baghdad sarebbe stato avvertito preventivamente di quanto stava per succedere. «Il comando militare ha preso subito le misure necessarie» ha fatto sapere in una nota l’ufficio del premier Adel Abdel Mahdi. L’attacco era dunque mirato proprio ai soldati statunitensi e l’operazione appena iniziata da Teheran mira a “cacciare gli USA dal territorio nazionale”. Nelle ore successive, il capo del Parlamento iracheno ha definito il raid una “violazione della sovranità irachena da parte dell’Iran”.
La mossa di Teheran, quindi, sembra aver avuto effetto su due fronti: il primo, quello statunitense, che nonostante l’assenza di morti e feriti ha accusato notevolmente il colpo. Il secondo è l’Iraq, fino a qualche ora fa terra di mezzo nel conflitto generato dalla morte del generale Soleimani. Secondo una fonte diplomatica araba citata dalla Cnn, Baghdad avrebbe infatti reagito comunicando anche a Washington le basi che sarebbero state colpite di lì a poco dagli iraniani.
All’Onu che chiede di smorzare i toni per evitare un nuovo conflitto armato, l’Iran risponde di non volere la guerra, ma di avere tutte le intenzioni di difendersi da ulteriori attacchi. Dondald Trump fa sapere che con Teheran tutte le opzioni restano sul tavolo. L’obiettivo sarebbe far abbandonare al Paese le “ambizioni sul nucleare“. Il Presidente degli Stati Uniti ha chiesto inoltre un maggiore coinvolgimento della Nato in Medioriente.
Se per il momento non sono prevedibili le prossime mosse degli USA sul campo, è già sul tavolo l’intenzione di imporre nuovi dazi all’Iran. L’Iraq, nel frattempo, ha convocato l’ambasciatore iraniano per discutere la “violazione della sovranità” operata con questo attacco. A riferirlo sono fonti ministeriali irachene. Dall’altra parte, Israele ha fatto sapere di schierarsi in pieno al fianco degli Stati Uniti. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito pubblicamente la fiducia del Paese nell’operato di Trump. Nulla di nuovo sotto il sole, considerato l’appoggio fornito dagli USA alla causa dello Stato d’Israele.
Anche l’Italia si prepara a decidere sulla crisi attualmente innescata. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato per venerdì mattina a Palazzo Chigi una riunione con i rappresentanti di maggioranza e opposizione. Al tavolo dovrebbero prendere parte il ministro alla Difesa Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio, attualmente agli Esteri. Nella giornata di oggi, Guerini ha chiamato il capo del Pentagono Mark Esper. Si tratta del primo colloquio ufficiale tra Roma e Washington dopo l’uccisione di Soleimani. Secondo Esper, la decisione di mantenere le forze a Baghdad dimostra l’impegno degli italiani per la stabilità irachena.
I am grateful for D-ISIS Coalition support in Iraq, and made many phone calls to Allies and Partners this week. Italy's decision to maintain forces in Baghdad is important. It demonstrates Italian resolve and a commitment to Iraqi stability. Thank you, Minister Guerini.
— Archive: Dr. Mark T. Esper (@EsperDoD) January 7, 2020
L’Iran si prepara a nuovi raid
Secondo quanto riportato dal quotidiano libanese al Akbar, vicino agli Hezbollah e alla Repubblica islamica, Teheran si prepara a colpire ancora le basi militari statunitensi in quella che viene definita “guerra di liberazione”.
Una mappa della regione del Golfo indica i possibili obiettivi americani dell’Iran. Si tratterebbe della base aerea di Udayd in Qatar, di quella di Ali Salem in Kuwait, della base navale in Bahrain e di quella aerea di Dhafra negli Emirati Arabi Uniti.