IL SÌ DEL CONGRESSO ALLA PUBBLICAZIONE DEGLI “EPSTEIN FILES”. MANCA SOLO LA FIRMA DI TRUMP

Svolta nella vicenda Epstein. Nella giornata del 18 novembre la Camera ha approvato con 427 voti a favore, e uno solo contrario, la pubblicazione di tutti i documenti senza censura del caso che da anni imperversa sulla politica americana, e soprattutto sul presidente Donald Trump. Si parla di Jeffrey Epstein, l’imprenditore condannato per abusi sessuali e traffico internazionali di minori nel 2008. I file proverebbero il coinvolgimento di alcuni personaggi di spicco statunitensi.

Il via libera: ora cosa succede

Solo il repubblicano Clay Higgins ha votato contro la legge per pubblicare tutti i documenti su Epstein, spiegando che la misura non avrebbe giovato a coloro nominati nel file che in realtà, fornendo un alibi, sono già stati esclusi dalle indagini. Una sola persona contro è comunque un traguardo, un momento decisivo, dopo mesi di barcollamenti e imbarazzi generali nella politica americana. Subito dopo la Camera, il Senato ha approvato all’unanimità la legge. Ora la proposta va direttamente sul tavolo della Casa Bianca per la firma del presidente Trump. A lui spetta la mossa finale e fino alla fine non si ha la certezza del suo operato e le sue dichiarazioni lo dimostrano.

Donald Trump e Jeffrey Epstein

Se il 17 novembre il tycoon era disposto a pubblicare i file, il giorno dopo in seguito alla domanda sul perché stesse aspettando il voto al Congresso, quando poteva ordinare lui stesso la divulgazione senza il sì Senato, ha ribadito che il caso per lui è una «Una truffa dei democratici». Sentendosi attaccato il tycoon ha seguito il suo modus operandi: cambiare argomento e criticare la reporter. «Sei una terribile giornalista. Io non ho nulla a che fare con Jeffrey Epstein, l’ho buttato fuori dal mio club molti anni fa perché pensavo che fosse un pervertito malato», ha risposto.

Risposte inappropriate del tycoon anche durante la conferenza stampa del 14 novembre, quando una giornalista di Bloomberg a bordo dell’Air Force One ha chiesto a The Donald: «Che cosa intendeva Jeffrey Epstein nelle sue email quando ha detto che lei “sapeva delle ragazze”». Il presidente ha velocemente liquidato la domanda, rispondendo solo «Non ne so nulla. Io e Jeffrey Epstein abbiamo avuto un pessimo rapporto per molti anni», e chiedendo ad un altro giornalista la domanda successiva. Ma la prima reporter ha continuato a parlare e Trump l’ha rimproverata, puntandole il dito contro e dicendole, «Zitta, zitta! Porcellina».

Le vittime di Epstein dicono basta

Prima del voto del Congresso c’è stata una conferenza stampa con le vittime di Epstein e i deputati che hanno lanciato l’iniziativa quattro mesi fa con una petizione per costringere la Camera a votare. Oltre al democratico Ro Khanna, compaiono sorprendentemente anche due repubblicani: Thomas Massie insieme a Majorie Taylor Greene, che ha avuto un ruolo fondamentale nel far passare la petizione. Da fan “Maga” a repubblicana scontenta, Greene è l’emblema della frattura che il presidente americana sta creando nel suo stesso partito.

Le donne vittime degli abusi di Epstein in un video per sensibilizzare il Congresso

Nei giorni scorsi le sopravvissute agli abusi di Jeffrey Epstein hanno pubblicato un video per supportare la petizione. Le donne, davanti ad uno sfondo nero, hanno in mano la loro foto all’epoca dei fatti. «Avevo 15, 16, 17 anni», rivelano, alcune senza riuscire a trattenere le lacrime. E poi il messaggio cruciale: «È il momento di portare i segreti allo scoperto».

Intanto il caso Epstein colpisce ancora: Larry Summers, l’ex Segretario al tesoro Usa di Bill Clinton, ha lasciato i suoi incarichi dopo la pubblicazione delle email compromettenti che aveva scambiato con Jeffrey Epstein. E ha spiegato: «Mi vergogno profondamente delle mie azioni e riconosco il dolore che hanno causato».

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