La direttrice finanziaria del colosso cinese per le telecomunicazioni Huawei, Meng Wanzhou, è stata arrestata in Canada, e ora è oggetto di una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti. Infatti proprio gli Usa avevano espresso più volte preoccupazione per l’utilizzo delle apparecchiature Huawei, citando il rischio di spionaggio a causa degli stretti legami dell’azienda con il governo cinese.
Tuttavia, la compagnia è sotto inchiesta per aver violato i controlli commerciali americani in paesi come Cuba, Iran, Sudan e Siria. Secondo molti l’arresto della manager, figlia del fondatore dell’azienda, è destinato ad aumentare le tensioni tra Usa e Cina nel campo tecnologico, dopo la recente tregua sui dazi.
«È in corso una seria violazione dei diritti umani» dichiarano dalla Cina. «Abbiamo presentato rimostranze formali a Canada e Stati Uniti, chiedendo che entrambi chiariscano immediatamente le ragioni dell’arresto e liberino subito l’arrestata per proteggere i diritti legali della persona» fa sapere invece il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang. «Non siamo a conoscenza di nessun illecito commesso dalla nostra direttrice finanziaria» è invece il commento di Huawei. Anche le borse asiatiche sono state colpite dal Caso Huawei: Tokyo questa mattina ha chiuso cedendo l’1,91%. Analoghe perdite sulle piazze cinesi: Shenzhen è calata del 2,16% e Shanghai dell’1,66% mentre Hong Kong cede il 2,96%.
Anche in Italia c’è più di una preoccupazione per il “controllo cinese” esercitato attraverso gli impianti di telecomunicazione Huawei. È il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti che se ne sta occupando, ponendo la questione anche al vicepremier Luigi Di Maio. «Stiamo valutando con attenzione la situazione. Le nostre agenzie di intelligence devono provvedere a fare le certificazioni di sicurezza che rappresentano i nostri strumenti di garanzia».