Scontro Trump-Zelensky alla Casa Bianca, a rischio gli aiuti Usa all’Ucraina

L’incontro alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky è andato nel peggiore dei modi. Il presidente americano e il suo vice J.D. Vance hanno accusato Zelensky di non essere riconoscente verso uno dei Paesi che più stanno aiutando l’Ucraina contro l’invasione russa. Un momento di grande tensione che manda segnali tutt’altro che incoraggianti per la risoluzione del conflitto. Saltato l’accordo sulle terre rare, è ora a rischio il sostegno stesso degli Stati Uniti alla causa ucraina.

L’incontro nello Studio Ovale

La diplomazia è spesso fatta di sottili pregiudizi, verità taciute, rapporti di potere sommersi che tutti conoscono e che bisogna sapientemente contemperare con i propri interessi. Questo è vero specialmente per chi si rapporta con i grandi partendo da una posizione di inferiorità o di bisogno. Lo sa bene Volodymyr Zelensky, da ormai tre anni costretto a interfacciarsi con gli altri capi di Stato chiedendo aiuto contro l’offensiva russa nel suo Paese.

Ma nell’ultimo giorno di febbraio, lo Studio Ovale – e l’orda di giornalisti presenti – ha assistito a una scena drammatica, nella quale le convenzioni della diplomazia sono state completamente tradite. I modi formali e le cordialità sono diventati urla e accuse reciproche; persino il linguaggio del corpo si è fatto inequivocabile: il dito teso di Vance, le braccia conserte di Zelensky, le alzate di spalle di Trump e infine ancora Zelensky, che ascoltato lo sproloquio finale del tycoon con un’aria corrucciata e lo sguardo perso per la sala.

zelensky, trump e vance
Trump e JD Vance frenano i tentativi di Zelensky di ribattere alle accuse

Poche frasi bastano per rendere il contenuto e il tono della conversazione. L’incontro comincia a mettersi di traverso quando Brian Glenn, direttore del Right Side Broadcasting Network (media company di stampo conservatore), ha chiesto a Zelensky come mai non indossasse un abito come il resto dei presenti. Il presidente ucraino ha replicato infastidito, ribadendo la sua priorità: «Forse dopo la fine della guerra mi metterò un costume».

Lo show dell’America umilia Zelensky

La battuta di Glenn piace al vicepresidente americano JD Vance, che poco dopo prende la parola, interrompendo la sequela di accuse mosse da Zelensky a Putin. «Pensa che sia rispettoso stare qui nello Studio Ovale degli Stati Uniti ad attaccare l’amministrazione che sta cercando di impedire la distruzione del suo Paese?», domanda provocatorio.

Quando Zelensky ribatte che l’Oceano che li separa non permette agli americani di sentire gli effetti della guerra, è però Trump, finora zitto, a sbottare. In pieno stile America First, il presidente Usa non accetta prediche: «Non ci dire cosa proveremo. Perché non sei nella posizione di poterlo stabilire».

La tensione arriva al culmine. «Ora come ora non siete in una buona posizione», ammonisce Trump. «In questo momento non hai le carte. Con noi avrai le carte», continua. Ma Zelensky non gradisce la metafora: «Io non gioco a carte». Per due volte Trump gli ripete, duro: «Stai scommettendo con la Terza guerra mondiale». E con il dito alzato, con fare paternalistico, segna una prima chiusura del discorso: «Quello che stai facendo è molto irrispettoso verso il Paese, questo Paese».

 

Il resto della conversazione è un battibecco confuso. Trump e Vance accusano Zelensky di non essere riconoscente e di non volere la pace nella forma del cessate il fuoco. I due provvedono poi a ricordare gli aiuti inviati all’Ucraina da questa amministrazione e con tono seccato Trump chiosa: «Sarà un accordo difficile da trovare perché gli atteggiamenti devono cambiare».

La domanda di una giornalista permette a Trump di prendersi di nuovo la scena, mentre Zelensky assiste in silenzio. Tornato protagonista, il presidente, consapevole della parte appena recitata per la diretta, termina con una battuta: «Abbiamo visto abbastanza. Devo dire un ottimo pezzo di televisione questo». Il clima si distende, mentre Zelensky – l’unico a non sorridere – si sfrega nervosamente le mani.

L’Ue teme per la Nato

Il fallimentare confronto tra Trump e Zelensky ha destato preoccupazioni da ogni parte. La possibile interruzione degli aiuti all’Ucraina ha gettato nel panico non solo il Paese beneficiario, ma anche l’Unione europea, che teme una ripercussione sull’asse atlantico.

E mentre il Segretario generale della Nato Mark Rutte dichiara che ha chiesto a Zelensky di ricucire con Trump, c’è già chi pensa a sostituire l’America. «Oggi è diventato chiaro che il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader – ha commentato su X Kaja Kallas, Alto rappresentante dell’Unione -. Sta a noi, europei, farci carico di questa sfida».

Intanto Zelensky, pur umiliato nello Studio Ovale e impossibilitato a ritrattare a causa della cancellazione della conferenza stampa, ha affidato a Fox News un primo tentativo di riappacificarsi con gli americani. Ospite della televisione di Rupert Murdoch, il presidente ucraino ha detto: «Sono molto grato agli americani per tutto il vostro supporto. Avete fatto molto. Sono grato al presidente Trump e al supporto bipartisan del Congresso». Per finire con un appello alla concordia: «Sto solo dicendo che penso che dobbiamo stare dalla stessa parte. E spero che il presidente sia dalla nostra parte». Una speranza necessaria, ma debole come mai prima d’ora.

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