Guerra in Ucraina, il giallo della telefonata tra Putin e Trump

La promessa era di mettere fine alla guerra in Ucraina in 24 ore. Per ora, però, Donald Trump sembra costretto a ritrattare i suoi termini da campagna elettorale. Il dossier Kiev è molto complesso e, mentre i russi avanzano nel Kursk, si moltiplicano smentite, illazioni e misteri.

Il giallo della telefonata tra Trump e Putin
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov

La notizia che rimbalza da un lato all’altro dell’oceano è quella di un presunto colloquio telefonico tra Mar-a-Lago, residenza di Trump in Florida, e il Cremlino. A rivelarlo, il Washington Post, citando cinque fonti.

Il portavoce di Mosca, Dmitrj Peskov ha smentito il quotidiano americano, definendo la notizia come «una totale falsità», per poi sottolineare l’assenza di piani concreti per la pace e annunciare un rinnovato sforzo militare per raggiungere tutti gli obiettivi in Ucraina.

Più ambigua, invece, la linea dell’entourage del Tycoon: «Non commentiamo le telefonate private con i leader stranieri, sono state oltre settanta», la dichiarazione del responsabile comunicazione Steven Cheung.

Eppure, le fonti del Washington Post assicurano che il colloquio c’è stato eccome. Anzi, Trump avrebbe consigliato a Putin di evitare un’escalation del conflitto, ricordandogli la massiccia presenza militare americana in Europa. Punto che, secondo Abbas Gallyamov, politologo ed ex spin doctor dello Zar, non sarebbe proprio andato giù al leader russo. «Putin si preoccupa molto delle apparenze e vuole sembrare padrone della situazione, non quello che viene minacciato», ha dichiarato l’analista.

Forse, allora, il rapporto tra Trump e Putin non è così roseo come molti vorrebbero far credere. Le indiscrezioni attuali sembrano l’inizio di un tira e molla politico che potrebbe rendere molto complessa una via per la pace.

Elon e Vladimir
Il patron di Tesla e SpaceX Elon Musk

Se in merito alle relazioni fra Trump e Putin rimangono grandi dubbi, sui contatti fra Elon Musk e il leader del Cremlino ci sono state conferme nelle ultime settimane. Come documentato da un’inchiesta del Wall Street Journal, infatti, i due portano avanti colloqui segreti da almeno due anni. Sul tavolo delle conversazioni, argomenti personali e questioni geopolitiche. In particolare, nel 2024 Putin ha approfittato della copertura del servizio Internet di Starlink, creato e gestito dalla SpaceX di Musk, per meglio coordinare offensive in territorio ucraino.

In passato questa possibilità era stata negata a Kiev nel corso di un’offensiva in Crimea. Per quale motivo? Musk riteneva che Starlink dovesse servire solo per scopi civili e che un eventuale attacco alla penisola occupata dalla Russia e rivendicata dall’esercito di Zelensky potesse scatenare una guerra nucleare. E lui non voleva esserne complice.

La corrispondenza tra Musk e Putin preoccupa l’Ucraina e i suoi alleati. La possibilità di accendere e spegnere il servizio Internet nelle zone di conflitto risulta un fattore bellico di rilievo. Soprattutto ora che alla Casa Bianca c’è Trump, che non ha mai nascosto la volontà di ridurre la fornitura di armamenti a Kiev.

Avendo investito circa centrotrenta milioni di dollari tra agosto e ottobre nella campagna presidenziale di Trump, Musk è stato uno dei principali sostenitori del tycoon, ed è probabile la sua nomina a capo del Department of Government Efficiency. La collaudata relazione del proprietario di Starlink con il Cremlino, pertanto, potrebbe avere un peso rilevante nelle scelte di politica estera del nuovo presidente americano.

Questione di fondi

A entrare a gamba tesa nelle speculazione sul conflitto c’è anche Donald Jr., primogenito del presidente americano. Il giovane Trump ha postato sui social una foto di Zelensky con una caption che non lascia interpretazioni: “Point of view: tra 38 giorni perderai la tua paghetta”.  Il riferimento è al giorno dell’insediamento ufficiale del padre, previsto appunto tra poco più di un mese. Momento in cui Trump avrà mano libera per ripensare il supporto economico a Kiev e lasciare Zelensky senza fondi per continuare.

Uno screen del post di Donald Trump Jr.

Un messaggio ribadito anche da Steve Bannon. Fresco di carcere,  l’ex stratega della vittoria del Tycoon nel 2016 e guida mediatica e ideologica del movimento Make America Great Again, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. Sulla guerra in Ucraina è stato perentorio: «I Paesi membri della Nato, compresa l’Italia, devono cambiare linea. «Se l’Europa tiene a Kiev, metta lei i soldi».

Insomma, l’America di Trump è stanca di agire da poliziotto globale. Meglio usare i soldi pubblici in altra maniera e non permettere più all’Europa di agire da free rider. Senza dubbio, però, ci vorranno molto più di 24 ore. La partita potrebbe durare ancora mesi.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica internazionale, terrorismo, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Tondelli, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson. In futuro mi vedo come giornalista televisivo.

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