Strage a Rafah, Israele sotto accusa: 45 morti e 200 feriti

È di almeno 45 morti e 200 feriti il bilancio del raid israeliano a Rafah della sera del 26 maggio. La maggior parte delle vittime sono civili, tra cui 23 tra donne, bambini e anziani. Benjamin Netanyahu parla di “tragico incidente” mentre il mondo intero condanna Israele e Hamas annuncia lo stop della ripresa dei negoziati al Cairo.

Le dinamiche

Secondo le indagini, il blitz israeliano sarebbe stato diretto a colpire due alti esponenti di Hamas nascosti nel quartiere di Tal as-Sultan a Rafah, designato circa un mese fa da Israele come «zona umanitaria» e dove vivono in una tendopoli migliaia di civili palestinesi. Si tratterebbe di Yassin Rabia e Khaled Nagar,  comandanti di Hamas in Cisgiordania.

Le immagini che provengono dal campo profughi sono strazianti. I missili israeliani sarebbero stati almeno 8. Le esplosioni avrebbero causato degli incendi che si sono propagati sulle tende. Secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese, il ramo della Croce Rossa a Gaza, molte delle vittime sono state bruciate vive.

Una foto di alcuni resti dopo il raid israeliano a Rafah.

Durante un incontro con le famiglie degli ostaggi alla Knesset, il parlamento israeliano, Benjamin Netanyahu ha definito l’episodio come «un tragico incidente di cui rammaricarsi» e il procuratore generale Yerushalmi ha, invece, annunciato che il raid a Rafah è attualmente «sotto indagine», aggiungendo che «i dettagli del grave incidente sono ancora sotto inchiesta, che ci impegniamo a portare avanti al massimo».

La risposta di Hamas non si è fatta attendere. L’organizzazione terroristica ha annunciato il ritiro dai negoziati sulla tregua ai mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti. 

Le reazioni internazionali

La condanna della comunità internazionale è stata coesa. Il presidente francese Emmanuel Macron si è definito «indignato», l’Alto Rappresentante dell’UE Josep Borrel «inorridito», mentre Guido Crosetto, Ministro della Difesa italiano, ha giudicato come «non più giustificabile» la condotta israeliana a Rafah.

Sulla strage sono intervenute anche le Nazioni Unite, che hanno richiesto a Israele di avviare un’indagine «approfondita e trasparente» su quanto successo. Il segretario generale Antonio Guterres ha aggiunto: «siamo inorriditi, quello che è successo dimostra ancora una volta che nessun luogo è sicuro a Gaza. Continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato e duraturo».

Spagna, Irlanda e Norvegia riconoscono la Palestina

Nel frattempo, Spagna, Irlanda e Norvegia hanno ufficialmente riconosciuto lo Stato palestinese. La decisione era già stata annunciata lo scorso 22 maggio e il 28 è arrivata la definitiva certezza. I tre Paesi europei si aggiungono a gran parte degli Stati dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa orientale che già avevano riconosciuto Ramallah come Stato sovrano.

La tensione con Tel Aviv è alle stelle, soprattutto con il premier spagnolo Pedro Sanchez. Il ministro degli esteri israeliano Israel Katz aveva già annunciato il ritiro degli ambasciatori nei tre Stati e, il 28 maggio, ha criticato di nuovo la Spagna, «complice di incitamento al genocidio degli ebrei e dei crimini di guerra» per poi postare su X che la vice prima ministra spagnola Yolanda Dìaz «sostiene l’eliminazione di Israele e l’istituzione di un territorio islamico palestinese terrorista» al pari di Sinwar e di Khamenei.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica internazionale, terrorismo, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Conrad, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson.

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