«Circa 85.000 bambini dello Yemen potrebbero aver perso la vita a causa della fame estrema dall’inizio della guerra» a dichiararlo è Tamer Kirolos, direttore di Save the Children in Yemen. «I bambini che muoiono soffrono immensamente: le loro funzioni vitali rallentano, i loro sistemi immunitari sono deboli e sono talmente fragili che non riescono nemmeno a piangere».
Dietro le stime dell’ONU sui morti in Yemen a causa dei combattimenti e dei bombardamenti (più di 17 mila), esiste un dato ancor più preoccupante: quello sulla carestia. A più di tre anni dall’inizio del conflitto civile, sarebbero circa 14 milioni le persone che rischiano di morire di fame. E sempre secondo le Nazioni Unite, nel 2018 circa 400 mila bambini (15 mila in più rispetto all’anno scorso) soffriranno di grave malnutrizione acuta, la forma più letale di fame estrema. «I genitori possono solo rimanere a guardare i loro bambini che stanno morendo senza poter fare nulla» prosegue il direttore di Save the Childen.
La guerra in Yemen è un conflitto iniziato ufficialmente nel marzo 2015 che vede contrapposti due schieramenti che dichiarano di costituire il legittimo governo dello Stato: i lealisti al fianco del Presidente Hadi e i ribelli houthi. Il conflitto ha assunto proporzioni sempre più grandi a causa dell’intervento progressivo della vicina Arabia Saudita, dei Paesi del Golfo, di Egitto, Marocco, Sudan, Senegal e Giordania (tutti riuniti in una coalizione internazionale in sostegno dei lealisti), di Al Qaida e dell’ISIS.
Da quando la città di Hodeidah, nella quale è situato il porto principale dello Yemen, si trova sotto assedio lealista, le importazioni commerciali di cibo si sono ridotte di oltre 55 mila tonnellate al mese. Una quantità sufficiente per soddisfare i bisogni solo del 16% della popolazione. Un ulteriore calo delle importazioni porterebbe lo Yemen direttamente alla carestia.
Save the Children negli ultimi mesi ha fatto arrivare i suoi aiuti al porto di Aden, nello Yemen del Sud. Questi rifornimenti, tuttavia, possono raggiungere i bisognosi in tre settimane, a differenza della singola settimana che impiegherebbero se il porto di Hodeidah fosse pienamente operativo.
Oltre a questi numeri allarmanti, però, esistono anche notizie positive sull’operato di Save the Children in Yemen. «Nonostante le difficoltà – afferma sempre Temer Kirolos – salviamo vite ogni giorno: dall’inizio della crisi abbiamo fornito cibo a 140 mila bambini e ne abbiamo curati più di 78 mila per malnutrizione».