Guaidó: è lui la voce della nuova democrazia in Venezuela

Vari diplomi, un master in ingegneria, politico e deputato del partito progressista Voluntad Popular. È Juan Guaidó, classe 1983, l’uomo che ha innalzato il potere dell’opposizione contro il governo del paese venezuelano. È lui la nuova voce della democrazia che vuole chiudere una volta per tutte con il regime di Nicolas Maduro. Decine di migliaia di persone lo hanno ascoltato ieri in Plaza Venezuela, nel cuore di Caracas, mentre stava giurando sulla Costituzione. Nella mente di Guaidó c’era un solo pensiero: autoproclamarsi come nuovo Presidente ad interim e guidare il popolo fino alle prossime elezioni anticipate. Il leader della Voluntad Popular ha chiesto all’esercito di non seguire più Maduro e di ristabilire i principi della Costituzione. La massa ha urlato, gridato e continuato a sperare che ciò a cui stava assistendo fosse davvero realtà. La tensione era alle stelle. Il golpe tanto atteso è arrivato, il 23 gennaio l’opposizione si è ribellata contro il regime.

«Oggi è una data storica per il nostro Paese – ha detto Guaidó ricordando che il 23 gennaio del 1958 cadde la dittatura di Perez Jiménez – a tutte le forze Forze armate il nostro appello è molto chiaro, questo Parlamento vi tende la mano e vi chiede di mettervi al fianco della Costituzione e del popolo, il vostro popolo». Secondo i dati forniti da ANSA, i manifestanti arrestati sono oltre 200, le persone decedute tra ieri e ieri l’altro arrivano a quota 14. «Resteremo qui finché il Venezuela non sarà liberato – ha continuato Guaidó – gli occhi del mondo sono tutti puntati su di noi». Così è stato, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non ha perso tempo a manifestare il suo sostegno a Guaidó. «Nicolas Maduro e il suo regime sono illegittimi – ha dichiarato il vertice della Casa Bianca- e il popolo del Venezuela ha fatto sentire con coraggio la sua voce chiedendo libertà e rispetto della legge». Il presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto ufficialmente Juan Guaidó come il nuovo capo dello stato del Venezuela. Ad avere lo stesso pensiero sono stati anche i vertici dei governi di Canada e Brasile.

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Juan Guaidó durante il suo discorso alla folla

Dall’altra parte, i militari e il Ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez sono rimasti dalla parte di Nicolas Maduro. Il presidente venezuelano, alla guida del Paese dal 2003 e attualmente al suo secondo mandato, si è affacciato dal balcone del palazzo presidenziale per parlare con i suoi sostenitori. «Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, solo la gente ci può portare via, è in corso un colpo di stato – ha aggiunto – ci difenderemo a ogni costo, siamo in una battaglia storica, nessuno abbassi la guardia». Con Maduro si sono schierati Cuba, Bolivia e Messico. Non solo, anche la Russia ha preso una posizione. «Il Venezuela è nostro partner strategico. Abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere il Venezuela, che è nostro amico e nostro partner strategico – ha affermato il viceministro degli Esteri russo, Sergej Ryabkov. «Ci schieriamo al fianco di Maduro per proteggere il principio della non interferenza negli affari interni degli altri Stati», ha aggiunto.

Nicolas Maduro parla ai suoi sostenitori dal palazzo residenziale

L’Unione Europea ha scelto invece di rimanere cauta. Alle 23.30 di mercoledì 23 gennaio la rappresentante della Politica Estera Federica Mogherini ha reso pubblica una dichiarazione senza pronunciarsi direttamente sull’autoproclamazione di Juan Guaidó. L’Unione Europea non riconosce il leader dell’opposizione come il nuovo presidente del Venezuela però gli dà legittimità e appoggia l’Assemblea Nazionale. «Il 23 di gennaio, il popolo del Venezuela ha chiesto la democrazia e la possibilità di determinare liberamente il proprio destino. Queste voci non possono essere ignorate». È così che inizia il comunicato scritto dai 28 stati membri: «L’Unione Europea chiede l’inizio di un processo politico immediato che porti a delle elezioni libere e credibili, conformi con l’ordine costituzionale – riporta il documento. E ancora, «l’Unione Europea appoggia pienamente l’Assemblea Nazionale come l’istituzione scelta democraticamente i cui poteri devono essere restaurati e rispettati».

La Spagna è rimasta sulla stessa linea d’onda europea. Secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo El Mundo, il presidente del governo Pedro Sánchez ha fatto i complimenti al “leader autoproclamato” per il suo coraggio ma non lo ritiene ancora un vero e proprio capo di stato. Le prossime giornate saranno decisive per capire il futuro del Venezuela. Il golpe non rappresenta una questione di Stato bensì un evento che ha delle ripercussioni globali. L’Occidente si oppone all’Oriente. Nel mezzo un ampio numero di stati satelliti. La storia a volte si ripete. Intanto, gran parte del popolo continua a sognare una nuova democrazia. Questa volta, autentica.

Virginia Nesi

LAUREATA IN SCIENZE UMANISTICHE PER LA COMUNICAZIONE A FIRENZE. HA DUE MASTER IN GIORNALISMO: UNO REALIZZATO ALL'UNIVERSITÁ SAN PABLO DI MADRID E L'ALTRO ALLA IULM DI MILANO. APPASSIONATA DI POLITICA ESTERA E SOCIETÁ, HA VINTO IL PREMIO "WALTER TOBAGI 40 ANNI DOPO" E LA MENZIONE SPECIALE AL PREMIO VERA SCHIAVAZZI. HA SCRITTO "MEZZO SOSPIRO DI SOLLIEVO"(PIEMME).

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