Uomini incappucciati e vestiti di nero braccano i migranti appena sbarcati sulle coste, li rigettano in mare senza giubbotto salvagente e li lasciano morire annegati: una pratica illegale e disumana, compiuta però non da bande criminali o da gruppi di estrema destra, ma dalla Guardia costiera della Grecia. Accuse pesanti quelle mosse da un’inchiesta della Bbc, che rappresentano solo l’ultimo indizio dei crimini compiuti dalle autorità elleniche nella gestione della rotta dell’Egeo. Una rotta percorsa ogni anno da decine di migliaia di persone, che dai porti della Turchia cercano di raggiungere il Peloponneso o le vicine isole greche, alla ricerca di una porta d’accesso per l’Europa.
I casi analizzati
L’inchiesta della Bbc è stata realizzata a partire dalle testimonianze di alcuni migranti. Testimonianze difficili da raccogliere, perché «spesso i testimoni spariscono o sono troppo spaventati per parlare». A queste si aggiungono i resoconti dei media locali, di organizzazioni non governative e della stessa Guardia costiera turca. Nel complesso, l’emittente britannica ha registrato 15 casi, avvenuti tra il maggio 2020 e il maggio 2023, risultati nella morte di 43 migranti. Di questi, nove sono stati deliberatamente gettati in mare, talvolta dopo essere stati picchiati. Altri, invece, sono stati messi a bordo di zattere e gommoni privi di motore o addirittura sgonfi o forati, in condizioni che rendono difficoltoso il ritorno sulle vicine coste turche.
Queste pratiche costituirebbero una palese violazione del diritto internazionale. La Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati è perentoria su questo punto: «Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini dei territori». Un principio recepito anche dalla legge greca, che consente a tutti i richiedenti asilo di presentare domanda nelle diverse isole elleniche, presso appositi centri di registrazione.
«Salvami, non voglio morire»
Tra le testimonianze raccolte la Bbc cita quella di un migrante camerunense, braccato dalle autorità elleniche appena sbarcato sull’isola di Samo, nel settembre 2021. «Avevamo appena attraccato e la polizia è arrivata da dietro», ha raccontato l’uomo. «C’erano due poliziotti vestiti di nero e altri tre in abiti civili. Erano mascherati, si vedevano solo gli occhi». A quel punto il gruppo è stato caricato su un’imbarcazione della Guardia costiera e le autorità greche hanno gettato in acqua uno di loro.
«Salvami, non voglio morire», ha urlato prima di annegare. «E alla fine solo la sua mano era fuori dall’acqua e il suo corpo era sotto. Lentamente la sua mano è scivolata sotto e l’acqua lo ha inghiottito». A quel punto le autorità elleniche hanno picchiato il richiedente asilo intervistato dalla Bbc e lo hanno gettato in mare senza giubbotto di salvataggio. Lui è riuscito a salvarsi nuotando fino a riva, mentre i cadaveri degli altri due venivano ritrovati lungo la costa turca.
«Ci hanno sentito tutti urlare»
Fra i casi analizzati quello con il maggior numero di morti è un incidente del settembre 2022. Mohamed, un migrante proveniente dalla Siria, racconta che la sua imbarcazione, con a bordo 85 migranti, era arrivata nei pressi dell’isola di Rodi quando il motore si è spento. Il gruppo ha chiamato la Guardia costiera greca che una volta arrivata sul posto ha riportato i migranti nelle acque turche, mettendoli sulle zattere di salvataggio. Quella di Mohamed, però, non aveva la valvola chiusa correttamente, e così ha cominciato ad affondare.
«Ci hanno sentito tutti urlare, eppure ci hanno lasciato lo stesso». Fu una carneficina. «Il primo bambino a morire fu il figlio di mio cugino… Poi avvenne uno dopo l’altro. Un altro bambino, un altro bambino, poi mio cugino stesso scomparve. Al mattino era morti sette o otto bambini». E prima che arrivasse la Guardia costiera turca erano morti pure i figli di Mohamed.
Ordine ministeriale per un crimine internazionale
L’inchiesta della Bbc contiene poi il video di un’intervista a Dimitris Baltakos, ex capo delle operazioni speciali della Guardia costiera greca. L’emittente britannica gli ha mostrato il filmato di un respingimento forzato, registrato da un attivista austriaco per i diritti umani, in cui si vedono 12 persone caricate su un’imbarcazione dell’autorità ellenica e abbandonate su un gommone. Durante l’intervista Baltakos si è rifiutato di commentare, ma durante una pausa è stato registrato mentre commentava, in greco: «Non so perché lo abbiano fatto in pieno giorno… è ovviamente illegale. È un crimine internazionale».
Un’ulteriore conferma dei respingimenti forzati viene da un membro delle forze speciali greche, con cui una giornalista investigativa residente a Samo ha iniziato a chattare tramite l’app di incontri Tinder. A quanto afferma la Bbc, in una di queste conversazioni l’uomo ha raccontato quello che succede nel Mar Egeo: «Li respingono indietro», ha rivelato, aggiungendo che gli ordini provenivano «dal ministro» e che erano previste punizioni se le autorità non riuscivano a fermare le imbarcazioni.
Accuse respinte
Dopo la pubblicazione dell’inchiesta Syriza, il principale partito di opposizione, ha subito chiesto di aprire un’investigazione. La Guardia costiera greca ha invece rigettato ogni accusa, assicurando che il proprio personale ha lavorato con «un forte senso di responsabilità e rispetto per la vita umana e i diritti fondamentali», aggiungendo di aver salvato negli ultimi nove anni oltre 250mila rifugiati in più di 6mila incidenti in mare. Ma non si tratta certo della prima accusa nei confronti delle autorità elleniche.
Già nel giugno 2020 il sito investigativo Bellingcat ha richiamato l’attenzione sulle pratiche di intimidazione e respingimento dei migranti. Tre anni dopo ne ha dato conferma pure il New York Times. Ma le accuse più gravi riguardano le presunte responsabilità nel più grande naufragio di migranti avvenuto nel Mediterraneo nell’ultimo decennio: quello del peschereccio Adriana, affondato nel giugno 2023 al largo delle coste del Peloponneso. Solo in quella circostanza si teme siano scomparse quasi 600 persone. Ma alla luce di tutte le inchieste, i morti imputabili alla Guardia costiera greca sarebbero molti di più. Chissà a quanto ammontano veramente.