Il Chianti, il Grana Padano e il prosciutto di Parma sono salvi da qualsiasi tipo di imitazione. Il Made in Italy avrà maggiori tutele in Cina. Il 6 novembre è stato raggiunto un accordo storico tra Unione europea e Cina che difenderà da imitazioni alcuni prodotti del settore agroalimentare europeo.
Il Belpaese potrà vedere salvaguardati alcuni vini – il cui settore ha un valore dell’export che si attira intorno ai 40 milioni – come: il Chianti, l’Asti, il Barbaresco, il Bardolino Superiore, il Barolo, il Brachetto d’Aquil, il Brunello di Montalcino, il Conegliano- Valdobbiadene Prosecco, il Dolcetto d’Alba, il Franciacorta, il Montepulciano d’Abruzzo, il Soave, il Toscano/a e il vino nobile di Montepulciano.
Alcuni formaggi – il cui valore si aggira intorno ai 3 miliardi – come l’Asiago, il Gorgonzola, il Grana Padano, la Mozzarella di Bufala Campana, il Parmigiano Reggiano, il Pecorino Romano e il Taleggio. E altri prodotti come: la Bresaola della Valtellina, il Prosciutto di Parma, il Prosciutto di San Daniele, l’aceto balsamico di Modena e la grappa. Tra i 100 prodotti cinesi che entreranno nel registro europeo della qualità ci sono il riso Panjin, diverse varietà pregiate di té e le bacche di goji Chaidamu. L’accordo prevede l’estensione della lista per proteggere altri 175 prodotti dopo quattro anni dall’entrata in vigore.
Il negoziato di mutuo riconoscimento di cento Dop e Igp è iniziato nel 2017, e si lega a un altro programma simile che nel 2012 aveva posto le condizioni per lo ‘scambio’ di dieci prodotti. Onorando gli impegni presi durante l’ultimo vertice UE-Cina dell’aprile 2019, l’accordo è un esempio di cooperazione tra l’Unione europea e la Repubblica popolare cinese e «rispecchia – si legge in una nota stampa della Commissione europea – lo spirito di apertura di entrambe le parti e la loro adesione alle norme internazionali in quanto base delle loro relazioni commerciali».
Phil Hogan, commissario per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, ha detto che «l’accordo dimostra il nostro impegno a collaborare strettamente con i partner commerciali di tutto il mondo, come la Cina. Si tratta di una vittoria per tutti in quanto rafforza le relazioni commerciali, apportando benefici al settore agroalimentare e ai consumatori di entrambe le parti».
Il mercato dell’agroalimentare vale 12,8 miliardi di € (nel periodo di dodici mesi compreso tra settembre 2018 e agosto 2019), per l’Unione europea. La Cina è la seconda destinazione delle esportazioni agroalimentari nonché la seconda per prodotti protetti (di cui costituiscono il 9 % del valore) che comprendono vini e prodotti agroalimentari. Il mercato cinese ha un potenziale di crescita elevato per le bevande e i prodotti alimentari europei. L’accordo ora entra nella fase di scrutinio legale e verrà esaminato da Consiglio Ue ed Europarlamento. La Commissione prevede l’adozione prima della fine del 2020.
Per la Coldiretti l’accordo «protegge appena il 3% dei prodotti italiani a indicazione di origine anche se nella lista sono compresi i prodotti tipici più esportati all’estero ma con importanti esclusioni. E’ positiva la volontà di procedere nel tempo ad una allargamento della lista – sottolinea la Coldiretti – anche se la situazione è stata purtroppo compromessa dalle concessioni accordate dai precedenti accordi a partire da quello con il Canada (Ceta) che ha legittimato per la prima volta nella storia dell’Unione Europea le imitazioni del Made in Italy a partire dalla libera produzione e commercializzazione del Parmesan consideraqto all’estero la traduzione del termine Parmigiano Reggiano, ma è anche possibile produrre e vendere altre imitazioni mantenendo una situazione di ambiguità che rende difficile ai consumatori distinguere il prodotto originale ottenuto nel rispetto di un preciso disciplinare di produzione dai tarocchi di bassa qualità».
«Il rischio è che la mancata protezione di tutti gli altri marchi Made in Italy legittimi – denuncia Coldiretti – la produzione di imitazioni dei prodotti tricolori in un Paese in grande espansione soprattutto nel settore vitivinicolo dove è il primo consumatore mondiale per i rossi. La presenza sui mercati esteri è vitale per il made in Italy ma negli accordi di libero scambio va garantita parità delle condizioni, efficacia dei controlli e reciprocità delle norme con impatti ambientali, economici e sociali» ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «occorre lavorare per accordi che tutelino il Made in Italy dalla concorrenza sleale e garantiscano scelte consapevoli ai consumatori nel rispetto della sicurezza alimentare».