Mercoledì 17 febbraio Aung San Suu Kyi, la leader della Lega Nazionale per la Democrazia arrestata il primo febbraio durante il golpe militare in Myanmar, si collegherà in video con un tribunale della capitale Naypyidaw, per rispondere alle accuse mosse dalla giunta dell’esercito. A renderlo noto è la Bbc, che ha riportato le parole di Khin Maung Zaw, l’avvocato di Suu Kyi.
A due settimane dal golpe continuano le proteste
Aung San Suu Kyi, arrestata dall’esercito con l’accusa di aver importato illegalmente nel suo Paese delle radio walkie-talkie, ha passato le ultime settimane ai domiciliari, nella sua casa di Naypyidaw. Secondo il portavoce del suo partito, la politica 75enne è in buone condizioni di salute e segue con speranza i moti di protesta della popolazione.
A due settimane dal golpe militare, infatti, non si fermano le manifestazioni di dissenso del popolo birmano nei confronti dell’esercito. Nonostante la forte repressione delle forze armate, oggi – lunedì 15 febbraio – centinaia di birmani sono scesi in strada dalle prime ore del mattino per protestare contro un nuovo ordine militare diramato dal capo dell’esercito, il generale Min Aung Hlaing.
20 anni di carcere a chi ostacola l’esercito
L’ordine sospende una legge introdotta dal governo di transizione democratica nel 2011 – anno in cui fu eletto il primo presidente civile del Paese, dopo 49 anni di dittatura militare. La legge tutelava i cittadini da arresti, detenzioni e perquisizioni arbitrarie da parte delle forze armate. Con la revoca di queste tutele l’esercito potrà intervenire sui manifestanti senza dover ottenere il mandato di un giudice. Inoltre, la nuova legge prevede pene detentive fino a 20 anni, senza processo, per coloro che minacciano la tranquillità della nazione e che incitano “all’odio o al disprezzo” nei confronti dei leader del colpo di Stato.
I leader della protesta: «dovremo essere preparati»
Centinaia di mandati d’arresto sono stati diffusi nelle ultime ore, soprattutto a Rangoon, cuore economico del Paese e sede della banca centrale, dove una folla composta da studenti si è scontrata duramente con i militari. L’esercito ha diffuso una lista contenente i nomi dei principali leader della rivolta, minacciando conseguenze durissime per chiunque diffonda i loro messaggi pubblicamente sui social. Dopo aver temporaneamente bloccato l’accesso a internet, la giunta militare ha ammonito la popolazione a non coprire la fuga dei leader della protesta, invitando a fornire informazioni utili alla loro cattura.
Tra i ricercati figurerebbe anche Min Ko Naning, esponente della disobbedienza civile già durante le proteste contro la precedente dittatura militare, che trascorse in carcere molti degli anni fra il 1988 e il 2012. «Stanno arrestando le persone di notte e dobbiamo stare attenti», ha detto in un video pubblicato sabato 13 febbraio su Facebook, prima che fosse emesso il suo mandato di cattura. «Potrebbero aumentare il livello della repressione e dovremo essere preparati».