Mark Zuckerberg ha vinto il primo round alla fine dell’audizione davanti al Congresso americano. La conferma arriva dal mercato azionario che ha fatto registrare un chiaro +4,5%. Anche il comportamento dello stesso fondatore di Facebook, mostratosi in un primo momento molto teso ma poi rivelatosi a proprio agio verso un interlocutore forse troppo analogico per mettere in seria difficoltà uno dei leader mondiali del digitale, avvalora ulteriormente questa tesi.
Dopo cinque ore davanti al Senato americano, nonostante l’elusione di alcune domande, le incertezze e l’ennesimo ridondante mea culpa, l’amministratore delegato del colosso social porta a casa un buon risultato in attesa di quella che sarà la seconda audizione.
L’impianto accusatorio della Commissione Commercio americana è sembrato davvero troppo debole per mettere veramente in crisi la galassia Facebook; spazio eccessivo sulla gestione della privacy, senza centrare il vero punto: la trasparenza del potente algoritmo Facebook, vero business di Zuckerberg. La lunga maratona ha mostrato come la teatralità politica sia stata di gran lunga superiore ai momenti forti e necessari.
Altro punto cardine è stato l’irreversibilità dei dati. Alla domanda “Per quanto tempo Facebook mantiene i tuoi dati dopo aver eliminato il tuo account”, il Ceo ha replicato «So che cerchiamo di eliminarli il più rapidamente possibile». Infine l’importante passaggio sulla vera natura di Facebook «Siamo responsabili dei contenuti pubblicati sulla piattaforma ma non li produciamo noi». Una risposta che, ancora una volta, pone il problema dei regolamenti troppo vecchi per l’età dei dati. (al)