Facebook ancora nella bufera per il caso Cambridge Analytica. Dopo aver bruciato ben 50 miliardi di dollari in borsa nelle ultime quarantotto ore, il colosso di Mark Zuckerberg dovrà ora far fronte a una probabile contrazione degli introiti derivanti dalla raccolta pubblicitaria. A fare da apripista al possibile “fuggi fuggi” potrebbero essere gli inserzionisti britannici. Lo rende noto la Bbc riportando gli esiti di una riunione dell’Isba, organismo che rappresenta circa tremila agenzie pubblicitarie del Regno Unito. Tra queste la potente M&C Saatchi, il cui boss David Kershaw ha confermato che, in mancanza di garanzie sulla sicurezza dei dati, la minaccia di passare su altre piattaforme diventerà realtà. «Si tratta di una pressione reale – ha sottolineato. Io penso che i clienti siano arrivati a un punto nel quale il troppo è troppo, e hanno ragione. Certo, dal punto di vista dei consumatori i social network restano un servizio straordinario in cambio del quale tu condividi i tuoi dati. Ma credo sia un accordo che la maggior parte delle persone accetta solo finché quei dati non vengono fatti oggetto di abuso, come accade ora».
Sulla stessa linea i vertici della multinazionale Unilever: «Non possiamo avere un ambiente nel quale i nostri clienti non si fidano di quello che trovano online», ha dichiarato il responsabile marketing Keith Weed.
Dura anche Katarina Barley, neo ministro della Giustizia tedesca: «È veramente il caso di pensare a sanzioni. Questa è una materia che deve essere affrontata e regolata a livello europeo. Non può essere che gli utenti non abbiano la possibilità di essere bene informati, per questo abbiamo chiesto al management di chiarire».
In Italia, invece, va segnalata la pioggia di esposti presentata dal Codacons in 104 diverse procure dello stivale. «Abbiamo deciso di coinvolgere la magistratura affinché accerti eventuali reati commessi sul territorio italiano da Facebook o da società terze legate al social network – ha spiegato in una nota il presidente Carlo Rienzi. Se infatti emergerà che profili e dati personali dei cittadini italiani iscritti a Facebook sono stati usati in spregio delle norme e per profilazioni politiche e campagne elettorali, si determinerebbe una palese violazione del Codice della Privacy, concretizzando reati per cui è prevista la reclusione».
Sotto un tale fuoco incrociato, nelle ultime ore si era diffusa la voce di un possibile allontanamento dai quadri dirigenziali del social network del responsabile della sicurezza Alex Stamos. Facebook ha però smentito tali indiscrezioni tramite un comunicato ufficiale riprendendo un recente tweet dello stesso Stamos: «Nonostante le voci, sono ancora impegnato con il mio lavoro in Facebook – aveva scritto. È vero che il mio ruolo è cambiato. Attualmente sto trascorrendo più tempo esplorando rischi di sicurezza emergenti e lavorando sulla sicurezza delle elezioni». (av)
Despite the rumors, I'm still fully engaged with my work at Facebook. It's true that my role did change. I'm currently spending more time exploring emerging security risks and working on election security.
— Alex Stamos (@alexstamos) March 19, 2018