EUVSDISINFO, LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE SUL COVID19

La disinformazione sul Covid-19 e in altre situazioni di emergenza ha conseguenze pericolose per la sicurezza e la salute pubblica. Per questo motivo, è fondamentale distinguere, affrontare e combattere il problema. A farlo è il progetto EUvsDisinfo, un sito web che ha l’obiettivo di informare cittadini su tutti i casi di disinformazione originati dai media pro-Cremlino e diffusi in tutta l’Unione Europea e nei paesi del parternariato orientale.

Il sito monitora dati e media in 15 lingue diverse e fa parte della campagna di sensibilizzazione della Task Force East StratCom contro la disinformazione, nata nel 2015 dal Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE). Oltre a fornire articoli e informazioni riguardo alle ultime campagna di disinformazione, la pagina presenta settimanalmente una review con un riepilogo delle tendenze.

L’ultima analisi del SEAE del mese di aprile dimostra che le errate notizie legate al coronavirus stanno diventando virali nell’ambito di media più piccoli, sia all’interno che all’esterno dell’UE. Il rischio della disinformazione è quello di radicarsi a tal punto nella società da indirizzare le scelte e i comportamenti dei suoi cittadini, sia con teorie complottistiche che sanitarie.

La lotta di EUvsDisinfo

La decisione di istituire la Task Force: lo scontro Russia e Ucraina

Il 28 aprile 2020 il sito UEvsDisinfo ha deciso di raccontare la propria storia ai lettori attraverso un viaggio nel dietro le quinte, ripercorrendo gli ultimi cinque anni della sua esistenza. La decisione di istituire una Task Force è stata presa nel marzo del 2015 dopo un incontro, avvenuto a Bruxelles, dei leader dei 28 paesi dell’UE. Tale scelta è arrivata alla luce del conflitto in Ucraina. L’anno prima, infatti, la Russia aveva annesso illegalmente al suo territorio la penisola ucraina della Crimea, attraverso l’impiego di forze militari. Lo scontro toccò particolarmente l’Unione Europea dopo che in Ucraina un gruppo di separatisti filorussi attaccò il volo Malasya Airlines MH17 con a bordo 298 persone, tra cui 80 bambini e 196 cittadini olandesi.

A questo evento seguì la diffusione, da parte delle autorità russe, di una serie di storie diverse e contraddittorie, per allontanare dallo Stato ogni tipo di responsabilità. In quel periodo i media e le autorità russe fecero il possibile per diffondere confusione e menzogne con lo scopo di nascondere la verità delle loro azioni. Per questo motivo, la Russia venne definita una fonte di disinformazione, al punto tale da assegnare un mandato unico e forte alla Task force East Stratcom. Tra i membri sono stati scelti esperti formati in comunicazione, giornalismo e studi sulla Russia.

Disinformazione contro l’UE e come combatterla

Tuttavia, tra le vittime della disinformazione non vi fu solo l’Ucraina. Sempre durante quel conflitto, infatti, uscirono notizie in merito alla presunta collaborazione tra l’UE e l’Ucraina– partner principale nella politica del parternariato orientale dell’Unione- per la costruzione di “campi di concentramento”, volti a compromettere il rapporto tra le due potenze. Questa situazione ha spinto i leader europei ad agire, creando una rete di contrasto a tutte quelle fake news che colpiscono le comunità in situazioni di emergenza e ne peggiorano le condizioni, compresa quella attuale causata dalla diffusione del virus.

Per combattere la disinformazione, il SEAE nel 2015 ha identificato tre diversi settori d’azione: aumentare il livello di conoscenza sull’identità e sulle attività dell’UE, rafforzare i mezzi di comunicazione liberi e indipendenti per avere una risposta forte e fidata, e infine incrementare la consapevolezza in merito al problema della disinformazione.

Ma nel corso degli anni non è stata rivolta attenzione solamente all’Ucraina e al Cremlino. La Task Force, infatti, si è occupata anche di casi riguardanti la migrazione, il movimento MeToo, le interferenze elettorali, i diritti umani, movimenti contro la vaccinazione, l’attacco chimico a Salisbury, clima, teorie complottistiche e ancora. Proprio in merito a queste ultime, nel 2018 i leader europei hanno chiesto una campagna di sensibilizzazione riguardo la disinformazione a fronte delle elezioni europee di maggio 2019 in segno di protezione. Durante questa campagna si fa cenno anche alla Troll Factory, Internet Research Agency, IRA, l’agenzia russa impegnata in operazioni di propaganda online pro-Cremlino.

Teorie complottistiche su Covid-19

Oltre alle campagne di disinformazione sostenute dai governi di diversi Stati, continuano ad aumentare anche le teorie complottistiche sui social media. All’interno di queste piattaforme, le notizie false diventano virali e rimangono tali perfino dopo essere state segnalate dai fact checkers locali. Si può affermare con certezza che l’informazione errata sta raggiungendo milioni di utenti, anche se è impossibile calcolarne il numero totale. A fornire questi dati è un’ulteriore analisi svolta dallo Stratcom del SEAE, in nove aree linguistiche, europee e non, tra cui la Russia, l’Ucraina e la Germania.

Il virus creato in laboratorio e diffuso da Bill Gates

Molte delle numerose teorie complottistiche diffuse in rete riguardando l’origine del virus. In seguito ai primi casi accertati, la maggior parte dei media occidentali ha espresso l’idea che il coronavirus fosse fuoriuscito da un laboratorio di Wuhan, in Cina. Ma le teorie di disinformazione ne hanno dato una spiegazione diversa: il presidente della Camera medica nazionale, Leonid Roshal, sostiene che la pandemia potrebbe essere una prova per la guerra biologica. Secondo questa versione, quindi, il coronavirus non sarebbe comparso per caso ma creato per uno scopo specifico.

Altre teorie riguardanti l’origine della pandemia, invece, puntano il dito contro il famoso banchiere George Soros e contro Bill Gates, co-fondatore della Microsoft. Ad accusare quest’ultimo sarebbe stato l’ex consigliere di Donald Trump, Roger Stone, sostenendo che Gates avrebbe potuto dare una mano nella creazione del virus, con lo scopo finale di impiantare microchip nella testa delle persone per distinguere tra chi ha testato il virus e chi no.

Disinformazione relativa alla salute

Esiste anche un filone di disinformazione legato alla salute pubblica, che diffonde al pubblico internazionale delle informazioni sanitarie ingannevoli e in contraddizione  con le indicazioni ufficiali dell’OMS. Tra i soggetti che condividono disinformazione sui social media ci sono i canali sostenuti dal Cremlino. Durante il periodo considerato dalla ricerca, infatti, è stato confermato che i mezzi di comunicazione russi dello Stato hanno condotto una campagna con un duplice obiettivo: generare confusione riguardo alle origini e alle ripercussioni sulla salute di Covid-19 e ostacolare l’Unione Europea e le sue modalità di risposta alla crisi.

Tutti i messaggi di scorretta informazione legata alla salute rientrano in due grandi categorie: trattamenti falsi contro il coronavirus e minimizzazione della pandemia. Da una parte, quindi, ci sono notizie ingannevoli come «lavarsi le mani frequentemente non protegge dal coronavirus» oppure «lo zinco potrebbe aiutare ad annientare il coronavirus», diffusi rispettivamente da Sputnik Germania e RT in arabo. Secondo quanto riportato dall’analisi, poi, un terzo dei cittadini del Regno Unito crede che la vodka possa essere utilizzata come disinfettante per le mani.

Dall’altra, invece, ci sono le teorie secondo cui i governi stanno modificando le cifre per gonfiare il numero dei morti, riportato da One World, oppure chi sostiene che la crisi sia stata costruita dai media, come South Front. In questo gruppo rientrano tutte le notizie che suggeriscono che il virus sia un imbroglio e che hanno l’obbiettivo di indebolire la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.

Accanto a questi due gruppi, si riscontra la presenza di un terzo che riguarda l’inefficienza e la dannosità dei vaccini. Nello specifico, si sono diffuse teorie complottistiche estreme secondo cui i governi imporranno la vaccinazione di massa e l’impianto di nanochip per il controllo sociale. In quest’ottica, la disinformazione sarebbe uno strumento per convincere le persone che la pandemia non sia altro che uno modo per esercitare un potere indebito sulla massa.

Elisabetta Murina

23 anni. Nata e cresciuta a Milano. Dopo la laurea in Linguaggi dei media all'Università Cattolica, inizio il mio percorso al master in giornalismo IULM. Ora scrivo su MasterX. La prima esperienza in un periodico femminile, dove l'interesse verso questo mondo è cresciuto sempre di più. Grande appassionata di moda, spettacolo e arte in ogni sua forma. Curiosa di natura e sempre in cerca della verità.

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