Donald Trump condannato, dalla pena alle elezioni cosa succede ora

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«Il vero verdetto arriverà il 5 novembre dal popolo». Donald Trump è stato giudicato colpevole per tutti i 34 capi di imputazione nel processo per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels. Il Tycoon diventa il primo presidente nella storia degli Stati Uniti d’America a essere condannato in un processo penale e a correre per la presidenza da pregiudicato. Il verdetto non esclude la possibilità di candidarsi ma potrebbe aprire nuovi scenari per le elezioni del 2025.

La possibile pena

L’udienza che stabilirà la pena è fissata per l’11 luglio e la decisione è stata affidata al giudice Juan Merchan, già finito sotto il mirino mediatico di Trump con l’epiteto di «corrotto». Le possibili condanne comprendono una multa di 5000 dollari, la libertà condizionata, gli arresti domiciliari e, infine, tra i 16 e i quattro anni di detenzione.

Sembra comunque altamente improbabile che il Tycoon possa essere arrestato. Trump ha 77 anni, una fedina penale pulita e il crimine in questione non è violento. Solitamente, nei casi come questo, la pena si configura in un insieme di multa, libertà vigilata e servizi sociali. A complicare la situazione, però, interviene la violazione di Trump dell’ordine di non attaccare giudici, procuratori, testimoni e familiari durante il processo.

Nonostante tutto, mettere in carcere l’ex-presidente americano risulterebbe complesso a livello pratico. Proprio per il suo incarico precedente, Trump ha il diritto a essere protetto dai servizi segreti, un privilegio che dovrebbe continuare anche in prigione. È per questo che l’intelligence americana sta già prendendo in considerazione Rikers Island per un improbabile periodo di detenzione del Tycoon. Opzione che, oltre a essere difficilmente realizzabile, sarebbe anche estremamente costosa.

Trump potrà comunque fare ricorso e, secondo le indiscrezioni, è molto difficile che la sentenza possa arrivare prima delle elezioni di novembre. Se eletto presidente, invece, il magnate americano non potrebbe comunque graziare se stesso. Può farlo solo in casi federali, come i due ancora attivi e che non si concluderanno prima del supertuesday di novembre.

Quali saranno gli effetti sulle elezioni

«Se vi chiedete le conseguenze politiche di questo verdetto, la risposta breve è: nessuno ne ha idea. Punto». Così ha commentato la notizia Jake Tapper, giornalista della Cnn che il 27 giugno modererà il dibattito presidenziale tra Biden e Trump.

In un clima politico polarizzato come quello americano, cercare di comprendere gli effetti che il verdetto avrà sugli elettori è estremamente complicato. Da un lato, senza dubbio, per i seguaci più strenui del Tycoon è l’ennesima conferma del Deep State, quell’élite che ostacola il popolo americano e che nel 2020 ha privato i cittadini di giuste elezioni, truccando i risultati.  Dall’altro, per i democratici e i sostenitori di Biden è un’ulteriore prova di come Biden rappresenti l’unico argine a una deriva antidemocratica e complottista che, altrimenti, sarebbe impossibile da fermare.

Guardando, invece, i sondaggi, secondo il Washington Post, potrebbero essere 3 su 10 i repubblicani disposti a ripensare la loro posizione su Trump. Non significa però che tutti questi indecisi finiranno nelle fila di Biden, ma potrebbero anche riversarsi verso Robert Kennedy Jr oppure evitare proprio di votare. Discorso simile il risultato dei sondaggi di Abc News e Ipsos che segnalano un 20% di sostenitori trumpiani disposti a riconsiderare le sue posizioni nel caso di una condanna, ma solo il 4% ha affermato di aver già deciso di cambiare il voto.

 

 

 

 

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica internazionale, terrorismo, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Conrad, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson.

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