Missione diplomatica in Libia oggi, 17 dicembre, per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il titolare della Farnesina farà visita al capo del Governo di accordo nazionale libico Fayez al-Sarraj, quindi all’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar. Il tentativo è quello di restituire una dimensione mediterranea alla crisi libica all’indomani delle interferenze russo-turche.
Il disimpegno degli Stati Uniti dal teatro di guerra nordafricano ha permesso a nuovi attori di imporsi sulla scena. In primo luogo la Russia che, al netto dell’equidistanza diplomatica dichiarata ufficialmente, sarebbe coinvolta nell’avanzata delle truppe di Haftar in Tripolitania attraverso il contractor “Wagner” di Yevgheni Prigozhin, chef di Vladimir Putin, già sanzionato per la guerra nell’Ucraina orientale. Sul versante opposto, la risposta turca di Recep Tayyp Erdogan è arrivata a maggio e si è rinnovata a novembre, con l’invio di droni militari. All’indomani dell’annuncio di Haftar dello scoccare dell’ora zero dell’attacco finale, il sultano si sarebbe detto pronto ad inviare direttamente le sue truppe.
La delicata partita che gioca oggi Di Maio non è solo un riposizionamento in scacchiera, ma anche un tentativo di contenimento delle ripercussioni che il Paese già paga e che rincarerebbero in caso di escalation della crisi: dal controllo dei flussi migratori al mantenimento delle attuali concessioni petrolifere (l’Eni ha diverse raffinerie in Tripolitania), dalla lotta contro il terrorismo all’approvvigionamento energetico (l’Italia, attraverso il Greenstream inaugurato nel 2004 dal Governo Berlusconi, importa dalla Libia il terzo quantitativo più consistente di gas).
La missione, stavolta, gode dell’egida europea. A margine dell’ultimo Consiglio a Bruxelles, il premier Giuseppe Conte ha incontrato la cancelliera Angela Merkel e il presidente Francese Emmanuel Macron: la posizione ufficiale partorita è che l’Europa arrivi quanto prima a una soluzione comune che porti al cessate il fuoco in ottica di una stabilizzazione democratica. Il sottinteso è il rilancio della conferenza di Berlino, prevista per la fine di gennaio, cui dovrebbe fare seguito quella di Ginevra tra i soli attori libici.