Defender Europe 2020: l’esercito Usa inquina la dormiente Ue

Mentre Greta Thunberg sfila con oltre 3400 manifestanti a Bruxelles per chiedere maggiore impegno all’Unione europea in materia di clima, in diversi porti e aeroporti d’Europa, da fine febbraio, sono attesi 20.000 soldati americani per l’esercitazione Defender Europe 2020. Oltre alla questione geopolitica che ricorda il rapporto subalterno dell’Europa a Washington, si ignora l’impatto ambientale che provoca un’esercitazione militare di questa portata.

Greta Thunberg e il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli
Defender Europe 2020: cos’è?

Defender Europe 2020 rappresenta il più grande spiegamento di truppe americane in Europa negli ultimi 15 anni. In tutto circa 30.000 le unità statunitensi, affiancate da 7.000 soldati di 17 Paesi membri e partner della Nato, tra cui, ovviamente, anche l’Italia. L’esercitazione inizierà ad aprile e misurerà la capacità di reazione a una possibile minaccia nei confronti dell’Europa.

Il Pentagono in particolare spiega che si «aumenterà la prontezza strategica e l’interoperabilità esercitando la capacità dell’esercito americano di spostare rapidamente una grande forza di combattimento di soldati e equipaggiamento degli Stati Uniti all’Europa e rispondere a una potenziale crisi in modo rapido».

L’esercito americano e l’inquinamento

Secondo diversi studi l’esercito americano risulta uno dei maggiori inquinatori della storia. Occorre tener presente che non è semplice ottenere precisi e coerenti dati dal Pentagono. È vicenda nota che gli Stati uniti più volte abbiano insistito per sorvolare segnalazioni in termini di emissioni militari, come accadde nel protocollo di Kyoto nel 1997.

Sono proprio le basi americane ad essere le più inquinanti. Secondo theconversation.com se l’esercito fosse un Paese, il solo consumo di carburante ne farebbe il 47° emettitore di gas serra al mondo. Il Dipartimento della difesa degli USA è il più grande inquinatore della nazione e del mondo. Stando a quanto riporta il sito c&en, le Forze armate producono più rifiuti pericolosi rispetto alle cinque maggiori aziende chimiche statunitensi messe insieme.

Classifica di c&en con le 50 compagnie chimiche più inquinanti al mondo

L’eredità tossica viene rilasciata tramite uranio impoverito, petrolio, pesticidi, defolianti come l’agente Orange, piombo: componenti chimici che contaminano il suolo, l’aria, le fonti di acqua potabile. Per citare un esempio nel 2017 la stazione navale degli Stati Uniti a Virginia Beach aveva versato circa 350 metri cubi di carburante per jet in un vicino corso d’acqua, non lontano dall’Oceano Atlantico.

Nel 2014 l’allora capo del programma ambientale del Pentagono ha riferito a Newsweek che il suo ufficio doveva fare i conti con 39.000 aree contaminate distribuite su 19 milioni di acri di terreno solo negli Stati Uniti.

I test nucleari USA

Non solo, gli USA sono responsabili anche dell’ingente quantità di radiazioni rilasciate dai test sulle armi nucleari: grandi contaminazioni nelle isole dell’Oceano Pacifico. Basti pensare alle isole Marshall, dove tra il 1946 e il 1958 gli USA hanno lanciato più di 60 armi nucleari. Non è un caso che proprio lì, e nella vicina isola di Guam, vi sia un elevato tasso di cancro.

Tra i Paesi maggiormente colpiti dai danni ambientali causati dalle forze armate Usa, l’Iraq che ha assistito alla desertificazione del suo territorio da parte dell’esercito americano pari al 90%. E ancora, danni ambientali sia per l’uso dell’uranio impoverito durante la Guerra del Golfo, sia per la politica americana di utilizzare discariche a cielo aperto al fine di smaltire rifiuti. Operazioni che hanno causato danni alla salute non solo ai civili, ma anche agli stessi soldati americani.

Le basi americane: dove e quante sono?

Secondo la fonte ufficiale Base Structure Report del Pentagono sono 625, di cui 111 al di fuori del territorio statunitense. È probabile, tuttavia, che il numero sia più elevato. Le basi più grandi si trovano in Corea del Sud, in Giappone, in Germania e in Italia, oppure nei territori d’oltremare degli USA come Guam e Porto Rico.

Il Giappone è il primo paese per militari statunitensi, ne conta circa 55mila: le basi Okinawa e la sede della VII Flotta a Yokosuka ricoprono ingenti quantità di territorio demaniale. In Corea del Sud, invece, è disposto l’unico approdo continentale in Asia orientale, che ospita circa 28mila soldati a Camp Humphreys, la più grande base statunitense all’estero.

È la Germania poi lo stato europeo con più basi americane (194), seconda al mondo per presenza di militari, più di 35mila. È qui che si trova la sede del Comando per l’Europa, a Wiesbaden. La Francia, invece, non ha nessuna base americana.

Le basi americane in Italia

Stando ai dati della Base Structure Report le basi in Italia sono in tutto dieci. La più grande si trova a Aviano, in Friuli Venezia Giulia. Conta almeno 3mila militari e civili americani. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’Usaf, un gruppo di cacciabomardieri, utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia. Non è certo, ma si pensa che la base ospiti bombe nucleari situate in bunker sotterranei.

Base di Aviano

Un’altra importante base si trova in Veneto, a Vicenza: Camp Ederle. È il quartier generale della Nato e comando della Setaf delle Us Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. È qui che si trovano le forze da combattimento terrestri in Italia, 2mila in tutto tra soldati e civili americani.

Il Setaf ha il più grande deposito logistico del Mediterraneo tra Pisa e Livorno con poco meno di 1500 uomini. Collegato tramite una rete di canali al porto di Livorno, attraverso il Canale dei Navicelli, è la base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo.

In Campania, a Napoli, c’è il comando della VI Flotta americana. Il porto viene normalmente impiegato dalle unità civili e militari americane. Si stima che in un anno transitino circa 5mila contenitori di materiale militare. In Sicilia, poi, è situata la famosa base aerea di Sigonella.

Base di Sigonella
Soldati americani non sottoposti alle norme anti-contagio Covid-19

Nemmeno l’alta diffusione del coronavirus sembra rallentare le azioni dell’esercito in materia di esercitazioni belliche. Gli Stati Uniti hanno alzato l’allerta coronavirus per l’Italia a livello 3 e a livello 4 per le aree lombardo-venete. Uguale per la Cina. Ma, i soldati sono esentati dalle norme previste sul coronavirus, fatte invece rispettare dai civili.
Questo significa che i 20.000 soldati americani arrivati e che arriveranno in Europa non avranno l’obbligo di munirsi di mascherina e materiale sanitario per prevenire il contagio o diffonderlo. Lo Us Army ha precisato che «le nostre forze armate sono in buona salute».
Nei giorni scorsi il segretario generale della Nato, Jens Stoltberg ha detto che anche se l’Italia presentava un numero alto di contagiati, sta partecipando all’esercitazione di sommergibili Nato Dynamic Manta, che riguarda 10 nazioni.

Gli Stati Uniti, pertanto, intendono procedere e portare avanti l’esercitazione, che pare avrà termine nel mese di giugno. L’Europa? L’Europa tace, punteggiata di basi americane, ma che a sua volta non ha alcuna base europea in suolo americano. Da ormai troppo tempo, finchè indisturbata avanza l’America.

Carolina Zanoni

NATA NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA LIBERTÀ DI STAMPA, NON AVREI POTUTO SCEGLIERE UNA STRADA DIVERSA. LAUREATA IN LETTERE ALL'UNIVERSITÀ DI VERONA, OGGI SONO GIORNALISTA PRATICANTE PER MASTERX IULM-MEDIASET. SONO APPASSIONATA DI POLITICA, ANCHE EUROPEA. HO COLLABORATO CON “TOTAL EU”, “ITALPRESS” E “DIRE” ALL'INTERNO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE A BRUXELLES E A STRASBURGO. Mi PIACE INTERVISTARE E STAR DIETRO LE QUINTE A RACCONTARE LE DINAMICHE DEL PIÙ INTRIGANTE SPETTACOLO (O CIRCO) DEL MONDO: LA POLITICA.

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