Cos’è l’orologio della distruzione di Israele, il simbolo colpito a Teheran

Non solo infrastrutture militari e strategiche, Israele mira anche ai simboli. Il 23 giugno, prima di accettare il cessate il fuoco con l’Iran, lo Stato Ebraico ha colpito “L’orologio della distruzione di Israele”, nella centralissima Piazza Palestina di Teheran. Installato nel 2017, il countdown digitale era l’incarnazione della profezia fatta dell’Ayatollah Khamenei: «Entro il 2040 cancelleremo dalla faccia della terra lo Stato Ebraico». Secondo le autorità iraniane sarebbe ancora attivo e segnerebbe 5569 giorni mancanti, ma l’andamento degli scontri degli ultimi giorni ha messo il regime davanti alle sue contraddizioni.

L’orologio della distruzione d’Israele

L’orologio è stato inaugurato durante il giorno di  Gerusalemme del 2017.  Una data simbolica, istituita nel 1979 dall’Ayatollah Khomeini in ricordo della rivoluzione islamica e fatta coincidere con l’ultimo venerdì santo del mese di Ramadan. Per gli iraniani è il ricordo perpetuo della principale missione ideologica della Repubblica Islamica: eliminare lo Stato Ebraico. Per Israele, una provocazione chiara, senza fronzoli e intollerabile.

La struttura è elementare. Un quadrante digitale, montato su un cartellone dipinto con la bandiera israeliana frantumata a sinistra da un pugno nero, bianco e verde, che riprende i colori della controparte palestinese. Il conteggio iniziale segna «8411 giorni prima della distruzione di Israele». Un messaggio che, per essere il più universale possibile, è scritto in Farsi, Arabo e Inglese. Il tutto in Piazza Palestina, la principale sede fisica della propaganda del regime degli Ayatollah.

Eppure, a volte, è stato anche simbolo della fragilità della Repubblica Islamica. Nel giugno del 2021, infatti, dei blackout diffusi in tutto l’Iran hanno alterato il countdown. Un danno che aveva subito infiammato i critici degli Ayatollah:  se non riescono neanche a tenere acceso un orologio, come possono distruggere Israele?

Ora, il bombardamento ha mandato definitivamente in frantumi la profezia di Khamenei. Non tanto per gli effetti pratici, l’orologio può anche continuare a ticchettare, così come sostengono gli iraniani. Ma per le ormai evidenti velleità della Repubblica Islamica, messe sotto gli occhi di tutto il mondo durante gli ultimi giorni di scontri.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Durante il primo stage ho lavorato a Radio Mediaset, dove mi sono occupato dei giornali radio delle emittenti del gruppo. Al secondo anno ho iniziato a collaborare con Il Giorno, dove ogni settimana ho raccontato un quartiere di Milano intervistando residenti e commercianti. A giugno ho vinto il Premio Scalfari 2025 dedicato alle scuole di giornalismo. Ora mi attendono sei mesi di stage a Repubblica.

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