
Yoon Suk Yeol, il leader deposto della Corea del Sud, già sotto processo con l’accusa di insurrezione, è stato nuovamente arrestato e riportato in carcere giovedì mattina. È il primo capo di Stato in carica nella storia del Paese a finire in manette.
La vicenda
A dicembre l’ex presidente aveva ricevuto l’impeachment dal Parlamento. L’arresto dopo un tentativo di imporre la legge marziale, a gennaio. A marzo era quindi stato rilasciato dal carcere. La giustificazione era che i pubblici ministeri avevano commesso uno sbaglio procedurale. Yoon era stato detenuto in una cella di isolamento dotata solo di un ventilatore e senza aria condizionata, nonostante il gran caldo che ha colpito la Corea del Sud.
Ad aprile, quando la Corte costituzionale aveva approvato il suo impeachment, era stato rimosso dall’incarico. Dopo la sua uscita di prigione, Yoon ha quindi partecipato al processo per insurrezione da uomo libero. Negli ultimi mesi, è stato spesso visto vagare per il suo quartiere a sud di Seoul. Mentre diversi ex generali militari e capi della polizia sono rimasti in carcere con l’accusa di averlo aiutato a realizzare un’insurrezione.
Il mandato d’arresto
A maggio, il nuovo presidente Lee Jae Myung ha nominato un consigliere speciale, Cho Eun-suk. A partire dallo scorso mese, con un team di investigatori, Cho si è messo al lavoro per riportare Yoon in prigione. Domenica, Cho ha chiesto a un giudice di Seoul di emettere un mandato di arresto per Yoon con ulteriori accuse penali, tra cui ostruzione alla giustizia.
Mercoledì il giudice ha tenuto un’udienza. A quel punto, Yoon è stato portato in un centro di detenzione a sud di Seoul in attesa della sentenza. Il giudice, Nam Se-jin, ha emesso il mandato d’arresto giovedì mattina, dichiarando che Yoon avrebbe potuto distruggere le prove contro di lui se fosse rimasto libero. È stato poi formalmente arrestato e portato in una cella dello stesso centro.