Jhon Jairo Velásquez, 54 anni, conosciuto con l’alias Popeye e braccio destro di Pablo Escobar, è morto il 6 febbraio a Bogotà. Popeye era ricoverato dal 31 dicembre scorso all’Istituto cancerologico della capitale per un cancro all’esofago.
Uscito di carcere dal 2014, dopo aver scontato 23 anni di reclusione, il narcotrafficante colombiano era tornato dietro le sbarre a maggio del 2018. Secondo le accuse, avrebbe guidato un gruppo di criminali dediti a estorsioni e a persecuzioni di militanti politici.
El general de la mafia tatuato su entrambi gli avambracci, Jairo Velásquez fu uno dei criminali più pericolosi del mondo. Uno dei pochi che andava fiero dei propri omicidi. Tra questi, numerosi furono portati a termine durante gli anni del cartello di Medellín. In alcuni processi, Popeye ammise di aver ucciso con le proprie mani circa 300 persone, riconoscendo di essere stato coordinatore o conoscitore del piano di esecuzione di almeno 3mila assassini.
Uscito dal carcere, nel 2014, qualcosa cambia. Popeye si pente, afferma di essersi allontanato dal mondo della criminalità, cerca telecamere e riflettori. Diventa una star della rete e dei social, pubblica due libri e realizza un film. E ancora: diventa amministratore di un portale e di un canale su YouTube. Il successo è assicurato: Popeye Arrepentido ha oltre un milione di iscritti. La sua storia è diventata anche a una serie – Surviving Escobar – Alias JJ –, disponibile su Netflix da febbraio 2017.
Popeye proveniva da una famiglia di classe media alta ed era sopravvissuto a numerose guerre di mafia. In una intervista con il quotidiano El Mundo dichiarò di avere abbandonato la criminalità. Con la faccia tosta, il braccio destro di Pablo Escobar si ostinava però a dire che nessun nemico sarebbe stato in grado di ucciderlo: «Preferisco morire sotto una pioggia di pallottole piuttosto che malato». E così è stato. Ma ci ha pensato la malattia ad annientarlo.