Fatica e tanta determinazione. Gli occhi di Tawy e Wahu trasmettono emozioni chiare. Dodici ore di cammino nella foresta amazzonica. Un figlio che porta sulle spalle il padre per consentirgli di vaccinarsi. Lo scatto risale al gennaio 2021, pubblicato sui social dal dottor Jennings Simões poche settimane fa. Per molti è la foto simbolo dell’anno appena trascorso. I due appartengono agli indigeni Zo’è, tribù isolata che abita la selva a nord del Brasile. Tawy ha sfidato i rischi della fitta vegetazione per assicurare un futuro a suo papà.
Il dottor Simões: “Enea e Anchise amazzonici”
Nel gennaio 2021 la campagna vaccinale in Brasile era iniziata da cinque giorni. Tawy non ha voluto attendere oltre. La sua priorità era la salute di papà Wahu. Nonostante la tribù sia composta da 325 indigeni immersi nella vegetazione dello stato del Parà, lungo il confine col Suriname, il Covid resta un problema. Spesso portato fino in quei luoghi remoti da cercatori d’oro clandestini e trafficanti di legname. Il dottor Simões ha accolto la coppia e immortalato il momento. In un’intervista alla Bbc ha raccontato: «Sono gli Enea e Anchise amazzonici. Gli Zo’é mi chiedono quando tutti i bianchi si vaccineranno per far finire l’emergenza. Spero, prima o poi, di poter dare una risposta».
Oltre le difficoltà
Secondo i dati della Segreteria per la salute indigena, la pandemia ha colpito 57mila nativi brasiliani e causato 853 morti. Finora nella tribù Zo’é non si sono registrati decessi. Hanno deciso di autoisolarsi dividendosi in micro comunità e rendendosi disponibili alle vaccinazioni. Il caso di Tawy e Wahu è emblematico. Nonostante le difficoltà e la fatica, i due non si sono arresi. Dodici ore di cammino nella foresta per il vaccino. L’unica soluzione per contrastare la pandemia.
Articolo di Oscar Maresca
