Avevano nascosto bombe artigianali in pannolini per neonati e cercavano di attraversare il confine turco siriano infiltrati tra famiglie di rifugiati. Il viaggio di tre terroristi si è interrotto nella città di frontiera di Mardin, nel sud della Turchia, dove le forze di polizia li hanno scoperti e arrestati.
Secondo la Direzione Generale della Sicurezza turca si tratterebbe di tre affiliati al PKK, il Partito Comunista dei Lavoratori del Kurdistan, un’organizzazione paramilitare che rivendica l’indipendenza della minoranza curda in Turchia.
Gli ordigni ritrovati tra i pannolini sono di fattura artigianale e del tipo “pipe-bomb”. Si tratta di bombe di fortuna, generalmente costituite da sezioni di tubi idraulici in acciaio riempiti d’esplosivo, chiodi, bulloni e schegge d’altro tipo. Il ramo anti-terrorismo della Direzione generale della sicurezza ha ipotizzato che gli ordigni fossero pronti per essere impiegati in attacchi nelle città metropolitane turche.
L’ANNOSA QUESTIONE DEI MIGRANTI
Per la sua posizione di cerniera tra Europa e Medio Oriente, la Turchia è uno snodo cruciale per le rotte migratorie. Per alleviare la pressione alla frontiera europea e colpire il business dei trafficanti di esseri umani, nel 2016 Bruxelles ha siglato un accodo da 3 miliardi con Ankara per il contenimento entro i suoi confini di tutti i migranti irregolari in viaggio verso le isole greche.
Con circa 4 milioni di siriani sul proprio suolo, oggi la Turchia è il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati. Più in particolare, gli stretti legami tra curdi siriani e il PKK sono il motivo che ha spinto Ankara, nell’ottobre 2019, ad avviare l’operazione militare “Peace Spring” nel nordest della Siria.
L’intervento turco ha creato una zona cuscinetto di 30 km nella Siria settentrionale allo scopo di neutralizzare le Forze Democratiche Siriane, un’alleanza di milizie curde che la Turchia ritiene essere un’organizzazione terroristica e che, pure, ha avuto una parte determinante nella lotta all’ISIS durante la guerra civile in Siria.
LA MINACCIA TERRORISTICA
Il timore di Ankara è che i curdi siriani vengano reclutati nelle milizie delle FDS – in particolare nelle Unità di Protezione Popolare, conosciute come YPG – e che compiano attacchi terroristici in suolo turco a supporto della causa della minoranza curda in Turchia.
Per questo l’allerta al confine rimane molto alta. «I nostri sforzi per prevenire le azioni e le attività di tutte le organizzazioni terroristiche, e in particolare quelle del PKK, nella nostra provincia – si legge in una dichiarazione della Direzione generale della sicurezza della Provincia di Mardin – proseguiranno con determinazione».
a cura di Marta Zanichelli