Sono 200 i volontari dell’associazione no profit Animals Lebanon che a Beirut stanno aiutando gli animali dispersi a causa dell’esplosione del 4 agosto. L’organizzazione animalista cerca tra le macerie, senza interruzione, da quando è avvenuto il disastro. Tra i tanti edifici danneggiati ci sono anche i loro uffici, dove però hanno improvvisato un centro veterinario per il primo soccorso. Gli attivisti rischiano molto addentrandosi tra palazzi pericolanti e detriti vari e lanciano un grido d’appello: «Stiamo finendo le risorse per continuare la nostra opera d’assistenza».
Una città devastata
Interi edifici e case sono state distrutte, la città nel complesso è significativamente danneggiata. «Beirut si è trasformata in una landa desolata», dice Jason Mier, direttore e volontario di Animals Lebanon. «Quello che è accaduto è stato devastante e le persone sono ancora sono shock – continua l’attivista – il nostro pensiero va a tutti gli abitanti di Beirut e proprio per questo fin da subito ci siamo mossi per iniziare le operazioni di ricerca e salvataggio». A causa dell’esplosione molti hanno perso la casa, e gli sfollati si sono dovuti confrontare con un ulteriore problema: la scomparsa dei propri animali domestici, scappati dalle voragini nei muri aperte dall’esplosione.
Gli obiettivi della Onlus.
«Le nostre priorità sono aiutare gli animali rimasti in trappola tra i detriti e curarli; trovare gli animali scappati, identificarli e restituirli ai padroni», continua Mier. Sono 300mila le persone rimaste senza casa. Di queste migliaia si sono già appellati ad Animals Lebanon per chiedere aiuto nel ritrovare il proprio animale da compagnia, fuggito chissà dove, oppure rimasto intrappolato sotto le rovine della città. Ma l’associazione offre rifugio anche ai cani e gatti che vivevano con le 238 persone che hanno perso la vita nella drammatica esplosione; oppure agli animali domestici delle 5000 persone rimaste ferite e che non possono momentaneamente prendersi cura di loro.
Come si coordinano
La situazione è difficile, il territorio è come devastato dalla guerra e i volontari si sono dovuti adeguare di conseguenza. Hanno checkpoint sparsi per la città, lavorano 24 ore su 24 e si coordinano con la Croce Rossa e la Protezione Civile. «Stiamo lavorando in una situazione pericolosa, ma crediamo che ne valga la pena, specialmente quando vediamo persone che hanno perso tutto riabbracciare il proprio animale domestico. È un conforto minimo ma importantissimo», ci racconta il direttore di Animals Lebanon. Ma il loro compito non finisce qui: «Cerchiamo anche di dare supporto psicologico ai proprietari di animali che hanno perso la casa, per fargli superare questo momento straziante».
La testimonianza di Angelo
«Abitavo a due isolati dal punto dell’esplosione. Sono vivo per miracolo, ma quando la detonazione ha divelto un lato della mia casa il mio cane è scappato terrorizzato», ci racconta Angelo, un italiano che vive a Beirut. Adesso il suo appartamento è distrutto e la notte tra il 4 e il 5 l’ha passata in mezzo ai detriti e la polvere, in un edificio senza più finestre. «È stato Animals Lebanon a trovare il mio cane. È ancora sotto shock, lo siamo tutti». A quel punto Angelo si è unito all’associazione no profit, per tutta la notte tra il 5 e il 6 ha cominciato a cercare gli animali dispersi con gli altri volontari, nel quartiere di Gemmayze. «Rischiano grosso e si spingono in mezzo alle macerie. C’è stato un nuovo incendio al porto e scontri nel centro. La situazione è davvero pessima, ma nonostante questo i volontari non si sono fermati».
La richiesta d’aiuto
«Abbiamo bisogno di tutto il supporto possibile, per continuare a fare quello che stiamo facendo e perché tutti siano aiutati». L’associazione, nonostante la totale abnegazione dei volontari, si trova in grave difficoltà. «Quelli che stiamo spendendo – chiarisce Mier – sono soldi che ovviamente non erano stati preventivati». L’esplosione si inserisce in una situazione economica già disperata per il Paese. Per Animals Lebanon è complicato anche accedere ai fondi della propria banca a causa della crisi finanziaria in corso che, inoltre, rende le donazioni locali una via pressoché impercorribile. Per questo hanno un disperato bisogno di donazioni da parte di Paesi esteri.