Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, il sito che ha reso pubbliche le informazioni riservate sulla guerra in Iraq e Afghanistan, nonché tutti i dettagli delle operazioni di spionaggio statunitense nel mondo, è stato arrestato a Londra dalla polizia britannica nella mattinata di giovedì 11 aprile. Dal 2012 l’uomo viveva come rifugiato politico all’interno dei locali dell’ambasciata dell’Ecuador, dove aveva ottenuto protezione da un mandato di cattura delle autorità svedesi, che lo ricercavano per abusi sessuali.
Il fermo è avvenuto dopo che l’Ecuador ha revocato lo status di rifugiato ad Assange, ritenuto colpevole di aver violato le condizioni di asilo. Stando alle voci che sono trapelate in questi giorni, l’attivista era stato ripreso nel bel mezzo di attività illecite da alcune telecamere nascoste. Motivo per cui la polizia del Regno Unito è stata invitata all’interno dell’ambasciata per arrestare l’uomo, che è stato immediatamente trasportato in una stazione della polizia del centro di Londra. Qui è in attesa di comparire davanti ai magistrati britannici, dopo che le forze dell’ordine gli hanno contestato la violazione della libertà vigilata.
Nel frattempo le accuse di presunta violenza sessuale provenienti dalla Svezia sono cadute, ma non è da escludere che gli Stati Uniti invochino l’estradizione di Assange nel tentativo di processarlo per aver messo online i loro segreti militari. La revoca della protezione diplomatica al fondatore di Wikileaks da parte delle autorità ecuadoriane è arrivata probabilmente a causa delle pressioni che Washington ha esercitato sullo Stato sudamericano, che negli ultimi tempi ha visto un cambio di poltrona al comando. Secondo alcuni il nuovo presidente sarebbe molto meno interessato alla sorte di Assange rispetto al suo predecessore.