Albini torturati, mutilati e uccisi: la caccia ai “figli della luna”

In Africa, le atrocità subite da persone che soffrono di albinismo sono enormi. Attacchi in casa durante la notte o in strada, mutilati e spesso uccisi senza alcuna pietà. Una piaga sociale frutto di credenze popolari che da almeno dieci anni si abbatte su gran parte del territorio africano, una violazione dei diritti umani incontrollabile alimentata da un business esoterico.

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STREGONERIA E SUPERSTIZIONE Secondo la magia nera africana, gli albini sono esseri dotati di poteri magici. In particolare la convinzione più diffusa è che alcune parti del loro corpo, soprattutto braccia e gambe, siano degli ingredienti di indispensabile efficacia durante i rituali. In alcuni Paesi africani, gli albini vengono mutilati perché attraverso i loro arti sarebbe possibile localizzare le miniere d’oro, i seni e genitali invece curerebbero l’infecondità, il sangue racchiuso in amuleti assicurerebbe fortuna negli affari o in amore e ancora la polvere delle loro ossa sarebbe in grado di dissolvere il malocchio. Maggiore è il dolore provato nel momento della mutilazione, più forti sono le urla, e maggiore sarebbe il potere magico. In Tanzania, le persone albine vengono chiamate Zeru Zeru che significa fantasmi. Alcuni credono che questi fantasmi siano immortali e che fare sesso con uno di loro sia la cura più potente contro l’HIV.

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IL BUSINESS I clienti che portano avanti questo racket sono gli stessi politici che dovrebbero teoricamente ostacolarlo e condannarlo. Un vero e proprio business promosso da stregoni locali che hanno tra i loro clienti persone molto facoltose. Stando alle ricerche la mano di un albino costa intorno ai 6 mila euro ma ogni organo ha un prezzo differente. Orecchie, lingua, naso e genitali vengono commercializzati per cifre che si aggirano sui 75 mila euro, la pelle varia dai 1500 ai 7 mila euro a seconda dell’età e per un corpo si arriva a toccare cifre che sfiorano i 200 mila euro. Le enormi occasioni di guadagno aumentano l’incidenza di episodi violenti contro gli albini soprattutto in occasione delle elezioni politiche; in molti credono che siano gli stessi membri del Governo a fare uso di magia nera.

I resti di una bambina di due anni, Whitney Chilumpha, sono stati ritrovati su una collina vicino la casa in cui viveva e in cui era stata rapita qualche giorno prima: 5 uomini, tra cui il padre, sono stati arrestati e sono sospettati di omicidio. Jenifer Namusyo, una donna di 30 anni, è stata ritrovata senza vita, con segni di pugnalate sulla schiena e sull’addome e mutilazioni. Davis Fletcher Machinjiri, diciassettenne, era stato rapito e portato in Mozambico, dove è stato ucciso: il corpo è stato trovato privo delle ossa.

IL GENE L’ignoranza rappresenta un terreno fertile per il proliferare di credenze. Con il termine albinismo si indica una patologia genetica ereditaria, ma la maggioranza delle persone, in Africa,  crede  sia una punizione divina e soprattutto è convinta  possa essere una malattia contagiosa. Secondo alcune ricerche, il gene dell’albinismo è apparso per la prima volta proprio in Africa orientale, frutto di una mutazione genetica iniziata duemila anni fa. Per avere un’idea proporzionale del fenomeno, basti pensare che in media, nel Nord America una persona su 350 risulta oggi affetta da albinismo mentre in Tanzania si tratta di una su 20. Altro importante elemento sono i matrimoni combinati all’interno della stessa famiglia alimentando la diffusione del gene.

LE ONG Una delle organizzazioni più influenti è Under the same sun che tenta, da anni, di contribuire alla formazione e alla protezione dei diritti delle persone affette da albinismo. Intercedere con le  istituzioni per ottenere il riconoscimento dei diritti umani è la fase più critica. “I governi – racconta Peter Ash, fondatore dell’Ong  – tendono a ignorare il problema, al momento siamo solo riusciti a strappare qualche promessa rimasta inattuata. In Guinea, Tanzania, Costa d’Avorio, Burundi e Suriname la percentuale degli attacchi aumenta in concomitanza delle elezioni politiche. In questi periodi gli albini sono costretti a rimanere segregati in casa.” Dopo diversi anni di lavoro, Ash è riuscito a coinvolgere anche l’Onu che ha evidenziato una situazione drammatica “un’emergenza, una crisi inquietante nelle sue proporzioni”. Nel giugno 2016 le Nazioni Unite hanno organizzato il Forum regionale sull’Albinismo a Dar es Salaam, capitale tanzanese, con l’obiettivo di superare le credenze popolari e di affrontare il problema.

<<Quel reportage mi ha lasciato profondamente scosso. Ero seduto a casa in Canada e ho pensato a quali terribili atrocità si trovino ad affrontare ogni giorno persone affette dalla mia stessa condizione. Da questo episodio nacque l’idea di creare Under the Same Sun>>  Peter Ash

UN FENOMENO MONDIALE Se è vero che la persecuzione nei confronti degli albini viene praticata solamente nel continente africano, atteggiamenti discriminatori si riscontrano in molte parti del Mondo. Nonostante non siano presenti stime ufficiali, episodi di violenza sono stati registrati anche in Pakistan, India e Cina. Anche nella filmografia internazionale gli albini vengono considerati elementi demoniaci, in sessanta film hollywoodiani nei quali appaiono, infatti, ricoprono solo ruoli negativi o satanici.

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LE OASI FELICI I bambini che soffrono di albinismo, sviluppano un senso di inferiorità ed esclusione fin dalla più tenera età quando vengono allontanati dalle comunità di origine e non possono frequentare la scuola. Attorno a loro viene creato un clima di sfiducia alimentato da violenze verbali e fisiche. Inoltre molti albini sviluppano gravi forme di cancro alla pelle non conoscendo appieno le complicazioni della malattia dalla quale sono affetti. Proprio in Tanzania, l’isola di Ukerewe è considerata una sorta di oasi di pace, lontana dalla terraferma e dalla paura dei continui attacchi. Le ragione per cui questo pezzo di terra sia diventata un rifugio non sono chiare, ma sembra che nel corso degli anni molti genitori abbiano abbandonato i neonati poi cresciuti tra la gente del posto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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