Il maestro Ennio Morricone, scomparso il 6 luglio 2020, e il regista Giuseppe Tornatore arrivano insieme nelle sale cinematografiche italiane. Due anteprime, il 29 e 30 gennaio, presentano al mondo quella che, dalle parole dello stesso Morricone, è stata «una seduta di psicoanalisi». Il compositore infatti, si racconta per 11 giorni, sei ore al giorno, lasciandosi andare a rivelazioni e racconti personali dai lati commoventi.
Il file Rouge tra musica e cinema
Prodotto da Piano B, nel docufilm – che uscirà al cinema il 17 febbraio – il Maestro si racconta al regista, con il quale ha lavorato per un quarto di secolo, partendo da Nuovo Cinema Paradiso.
Ennio Morricone è il fil rouge che lega, con le sue testimonianze, dichiarazioni di registi e artisti italiani ed internazionali, con i quali ha collaborato. Da Gianni Morandi a Bruce Springsteen, passando per Bernardo Bertolucci ed Oliver Stone, tanti sono stati gli aneddoti raccontati e i bei pensieri spesi per il Maestro. Entrando nel mondo di Morricone, il compositore ci accoglie facendo ginnastica nel salotto di casa.
Colonne sonore come pietre miliari del cinema
Nato a Roma il 10 novembre 1928, Ennio Morricone racconta – anche commuovendosi – i suoi ricordi di bambino che sognava di fare il medico. Tale ambizione venne poi lasciata in disparte per dedicarsi all’attività di trombettista, come il padre, per aiutare economicamente la famiglia. Da qui, prende il via la sua formazione da compositore, che lo porta nel corso della sua vita, a realizzare più di cinquecento colonne sonore, divenute colonne portanti del nostro immaginario cinematografico.
Il suo maestro, Goffredo Petrassi – raccontato da Morricone – non aveva una buona considerazione delle collaborazioni nate tra compositori e cinema. Ciò non ha fermato Ennio, che ne è diventato il più abile creatore. «Pensava che la musica da film non fosse vera musica», confessa il Maestro.
Tornatore: senza la musica di Ennio i miei film sarebbero stati diversi
Note di malinconia risuonano dalle parole di Giuseppe Tornatore. «Senza la musica di Ennio i miei film sarebbero stati diversi e da questo devo dedurre che lo saranno anche i prossimi», dichiara il regista.
L’arte che Ennio Morricone ha creato è musica magica che ha fatto e continua a fare sognare le persone, grazie anche all’incontro con il cinema. Queste vengono risvegliate da quei suoi «mattoni» (termine con cui amava riferirsi alle note) che per il compositore erano «tutti uguali, ma poi ogni casa è diversa».
Nel docufilm, scritto e montato da remoto e nel quale vengono anche alternate alle testimonianze scene di film cult come C’era una volta in America, Morricone narra alcune sue intuizioni che contribuirono a lanciare capolavori. Ricorda, ad esempio, l’urlo del coyote che gli fece nascere l’idea de Il buono, il brutto e il cattivo. Fortunatamente, il compositore riuscì a vedere almeno una prima bozza del film, mostrando grande gioia negli occhi rivedendo il suo maestro Petrassi. Morricone racconta anche una delle sue più grandi passioni, gli scacchi, come una metafora di «resistenza e voglia di migliorarsi». Questo pensiero il Maestro lo ha certamente applicato alla sua musica. Così, Morricone, è stato capace di smuovere gli animi e i pensieri delle persone in tutto il mondo.