Ucraina: gli effetti economici a un anno dall’invasione russa

Stando ai dati analizzati dalla Kyiv School of Economics, i danni diretti e indiretti della guerra per la sola l’Ucraina ammontano a oltre 350 miliardi. Ma le conseguenze economiche, a un anno dall’inizio della guerra, vanno ben aldilà dell’area del conflitto.

Ricostruire un Paese

Secondo la Banca Mondiale gli effetti economici della guerra per l’Ucraina sono ingenti. Il Paese avrà bisogno di circa 349 miliardi di dollari – cifra in linea con gli altri rapporti macroeconomici – di aiuti dopo il conflitto. E la Banca Mondiale ritiene che la cifra supererà la soglia di 500 miliardi di dollari prima della cessazione delle ostilità.

Imprese, quartieri residenziali e interi settori in ginocchio. Il crollo del Pil ucraino è stato accompagnato da un aumento del debito pubblico, causato dalle spese necessarie a difendere il Paese, e da forti turbolenze sul mercato dei cambi. Il tutto unito a un’inflazione nazionale che ha superato il 25%. In uno scenario così cupo, gli aiuti internazionali – sia finanziari che militari  – hanno salvato Kiev dal tracollo economico.

I danni al settore agricolo

Non solo gas e infrastrutture. Durante il primo anno dell’invasione russa dell’Ucraina, in Europa e in Italia il costo dei fertilizzanti è raddoppiato. Solo nelle ultime settimane, stando alle rilevazioni dei Consorzi agrari, il prezzo è ritornato agli standard prebellici. Ad esempio il costo dell’urea – il derivato dal metano utilizzato come materia prima per produrre i concimi azotati – è ridisceso a febbraio tra i 600 e i 650€ alla tonnellata, in linea con i dati dell’autunno 2021. Ma nei primi mesi dall’inizio del conflitto il prezzo di tutti gli azotati, anche di qualità inferiori, ha sfiorato i 1100€ alla tonnellata. Un costo insostenibile per gli agricoltori, che nel 2022 hanno affrontato un’annata di carenze nutrizionali per le coltivazioni. Nello stesso periodo, la siccità ha imperversato per mesi nel Nord Italia, contribuendo a peggiorare una situazione già emergenziale. Dopo questi due eventi le perdite per il comparto agricolo italiano sono state stimate in oltre dieci miliardi di euro.

Un totale di dieci miliardi di dollari di danni è stato subito anche dalle imprese ucraine, con sette miliardi persi dalle aziende agricole e altri 2,4 miliardi ai punti vendita. Il settore agricolo è sempre stato uno dei capisaldi dell’economia ucraina, con milioni di ettari di grano e patate coltivati annualmente. Numerose multinazionali europee – come Bayer e Corteva – avevano investito miliardi in Ucraina negli ultimi anni, con conseguenti danni ingenti ai loro bilanci.

Il report della Banca Mondiale sull’Ucraina

Il rapporto della Banca Mondiale dimostra che la quota maggiore (39,7%) delle perdite rilevate viene da strutture residenziali, ed è pari a circa 50 miliardi di dollari. La categoria dei trasporti ha subito il 27,7% dei danneggiamenti, con strade (26 miliardi di euro) e binari ferroviari (circa 4 miliardi di euro) ridotti a un cumulo di macerie.

Le infrastrutture dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria hanno subito danni rispettivamente per 7 e 1,6 miliardi di euro. Un crimine di guerra ai sensi della Convenzione di Ginevra, che include 978 strutture sanitarie e un totale di 1.270 scuole. Quella che seguirà alla fine della guerra, per l’Ucraina, sarà una delle più mastodontiche opere di ricostruzione dalla fine della seconda guerra mondiale.

Pericoli per l’economia russa

A dispetto delle difficoltà, sono ancora molti i russi che viaggiano all’estero, per lavoro o per turismo. A prova di ciò, nel 2022 il consolato italiano ha rilasciato circa 100mila visti. L’inflazione ha raggiunto la soglia del 12% a inizio febbraio, mentre il Pil è diminuito molto meno del previsto. Nel 2023 in Russia si attende addirittura un rialzo dello 0,6%, secondo le stime della Banca Centrale.

Il tracollo dell’economia russa, si è evitato grazie all’esplosione di introiti provenienti dalle esportazioni energetiche, giunte a 330 miliardi di dollari nel 2022. Le restrizioni alle importazioni hanno da un lato favorito la crescita di alcune produzioni locali e dall’altro sono state aggirate, grazie ad alcune triangolazioni con Paesi terzi, come Turchia, Emirati Arabi Uniti e Kazakhstan.

Le autorità invece si chiedono come continuare a finanziare la guerra. Adesso che il prezzo di gas e petrolio si è dimezzato, tornando sui valori prebellici, il governo si domanda dove troverà i fondi necessari per continuare l’offensiva in Ucraina. Specialmente adesso che Putin ha annunciato la volontà di incrementare le dotazioni per gli armamenti nucleari, a seguito delle minacce percepite dall’Occidente.

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

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