Nel bel mezzo della guerra dei dazi con la Cina e delle polemiche con la Fed, Donald Trump non si è risparmiato un’aspra critica alle parole pronunciate da Mario Draghi al Forum di Sintra, in Portogallo. Il presidente della Bce ha infatti prospettato uno «stimolo addizionale» all’economia dell’Eurozona, rilanciando il quantitative easing e un secondo «whatever it takes». Ma anche un nuovo taglio dei tassi nel caso servisse.
Un discorso che ha provocato un deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro (da 1,12 a 1,11), un calo record dello spread tra Btp-Bund sotto quota 240 e una chiusura positiva delle Borse europee. Poche (ma importanti) pennellate che hanno permesso a The Donald di tracciare un suo quadro ben preciso, in cui la Bce, grazie al suo presidente Draghi, agisce per favorire l’euro rispetto al dollaro con un atteggiamento «sleale» nei confronti degli Stati Uniti. Secondo il presidente Usa infatti le manovre annunciate sono studiate dal numero uno della Bce allo scopo di rendere le esportazioni dall’Eurozona molto più facili.
Mario Draghi just announced more stimulus could come, which immediately dropped the Euro against the Dollar, making it unfairly easier for them to compete against the USA. They have been getting away with this for years, along with China and others.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 18, 2019
German DAX way up due to stimulus remarks from Mario Draghi. Very unfair to the United States!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 18, 2019
Manipolazione valutaria. E per giunta al pari della Cina, secondo il tycoon. Il presidente Usa ha poi rincarato la dose annunciando che la crescita dei mercati Ue (e in particolare l’indice tedesco Dax) al termine della giornata è stata legata alle parole del presidente della Bce. Accuse feroci, che hanno suscitato una secca risposta da parte di Draghi: «I tassi di cambio non sono il nostro target». Un modo per ribadire all’inquilino della Casa Bianca che l’unico interesse della Bce è l’inflazione sempre debole e il rallentamento dell’economia dell’Eurozona.
Un attacco pesante, soprattutto perché diretto a una figura istituzionale citata per nome. Ma nonostante questo difficilmente la Bce farà marcia indietro sulle proprie scelte per non pestare i piedi a Trump. A maggior ragione se si considera che lo stesso presidente Usa chiede regolarmente alla Fed di tagliare i tassi d’interesse per dare il medesimo stimolo all’economia statunitense. Vero è, però, che le parole di Trump arrivano in un momento delicato per la credibilità della Banca Centrale Europea, in cui potrebbe dover ricorrere al taglio dei tassi e al ripristino dell’acquisto di bond per dare una scossa positiva all’economia dell’Ue.