Troppe critiche, Facebook mette Libra in stand-by

Facebook ha congelato il lancio della sua discussa criptovaluta Libra. Il motivo? L’onda di preoccupazioni di carattere normativo che si sono sollevate da tutto il mondo. Primo fra tutti il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Steven Mnuchinche si è detto seriamente dubbioso su Libra per il suo potenziale uso in attività illecite. A dirlo è il World Economic Forum. L’articolo, scritto in collaborazione con Reuters a firma dei reporter Pete Schroeder e Katanga Johnson, risale al 16 luglio, ma è stato ripreso solo oggi dalla newsletter Finambolic.

La mente dell’ultimo progetto di Menlo Park, David Marcus, ha dichiarato che Libra non è stata pensata per competere con le monete tradizionali, né per interferire nelle politiche monetarie internazionali. Marcus ha testimoniato al Senato Usa durante un’audizione voluta per discutere le criticità di Libra.

«Facebook non proporrà al pubblico la criptovaluta Libra finché non avremo placato tutte le preoccupazioni normative e ricevuto le approvazioni del caso». Queste le parole di Marcus. Una scelta che arriva dopo le pesanti parole di Mnuchin, che, parlando con i giornalisti durante una conferenza, si è detto «non tranquillo» riguardo a Libra, in merito alla lotta al riciclaggio di denaro e altri usi illegali. «Devono convincerci di avere degli standard davvero elevati prima di poter concedere loro l’accesso al sistema finanziario statunitense».

In risposta ai dubbi che gli venivano sottoposti, Marcus ha dichiarato che i partner che forniscono i servizi finanziari all’associazione Libra dovranno rispettare le norme anti-riciclaggio. Inoltre Libra non deterrà i dati personali degli utenti, né le informazioni sulle transazioni o quelle personali fornite a Calibra, il digital wallet ideato per la criptovaluta. In sostanza, nessun dato che sia legato a Libra potrà essere condiviso con Facebook e usato per la sua attività di profilazione utenti.

Marcus ha aggiunto anche di aspettarsi che il commissario della Swiss Federal Data Protection and Information diventasse il regolare della privacy di Libra, dal momento che la sede dell’associazione è a Ginevra. Sono inoltre in corso delle trattative preliminari con l’Autorità Svizzera di Vigilanza sui mercati finanziari per la creazione di un quadro normativo appropriato.

Sin dall’annuncio, un mese fa, del lancio del nuovo progetto, Facebook ha dovuto fronteggiare un fiume in piena di critiche e scetticismo da parte dei responsabili delle politiche monetarie di tutto il mondo. Tutti hanno evidenziato il potenziale sorgere di problemi riguardo la sicurezza, il riciclaggio di denaro e la tutela dei consumatori.

Ma Marcus sostiene che il vero nocciolo della questione sia la grande innovazione che la società di Zuckerberg vuole apportare. «Sono orgoglioso che Facebook abbia avviato questo sforzo, qui negli Usa», ha detto l’inventore di Libra, aggiungendo che gli Stati Uniti non dovrebbero soffocare questo vento di cambiamento. «Credo che se l’America non guida l’innovazione nell’area della valuta digitale e dei pagamenti, altri lo faranno. Se non riusciamo ad agire, potremmo presto vedere una valuta digitale controllata da altri i cui valori sono drammaticamente diversi».

L’ipotesi di un rivale cinese

Un’ipotesi che non sembrerebbe troppo lontana dal reale, viste le ultime voci che circolano sulla Cina e una sua potenziale valuta digitale. L’ex governatore della banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan, ha mostrato interesse nei confronti di Libra. E proprio la criptovaluta di Zuckerberg è stata al centro di un discorso tenuto da Wang Xin, alto funzionario della banca centrale. Xin, che è anche direttore della ricerca dell’istituto che regola la politica monetaria cinese, ha affermato che la Cina porrà «molta attenzione» a Libra.

Secondo quanto sostenuto da Xin, i piani di ricerca cinesi per la creazione di una propria criptovaluta sarebbero già iniziati. Proprio in occasione di una conferenza ospitata dall’istituto di Finanza Digitale dell’ateneo pechinese sarebbe nata un’iniziativa per accelerare la ricerca nel campo delle monete digitali. Un progetto che riunirebbe alcuni dei più prestigiosi atenei cinesi: oltre all’Università di Pechino, vengono elencate quella del Popolo, quella dello Zhejiang, nella Cina orientale, e la Jiao Tong di Shanghai.

Il problema dei fake

Un altro nodo cruciale che Mark Zuckerberg deve risolvere riguarda le pagine fake che promuovono o promettono di vendere Libra. Il Washington Post ha riportato che il social network di Menlo Park ha eliminato lunedì 22 luglio – in seguito a una segnalazione della testata – una dozzina di account Facebook e Instagram che si presentavano come hub ufficiali per la criptovaluta. In alcuni casi le pagine offrivano la moneta digitale scontata a chi visitasse siti web di terzi, potenzialmente fraudolenti.

Molti di questi account usavano il logo originale del social, foto di Zuckerberg e immagini della campagna ufficiale di promozione di Libra. Ma i falsi si sono allargati anche ad altre piattaforme, come Twitter e YouTube. Segno che la disinformazione che circonda Libra potrebbe seriamente sfuggire al controllo di Facebook.

La diffusione di fake a macchia d’olio, e il fatto che Facebook non sia stato in grado di vigilare con le proprie forze, non aiutano i tentativi di Zuckerberg di ispirare fiducia nel progetto Libra. «Questa è un forte segnale del fatto che Facebook dovrebbe adottare un approccio molto cauto nei confronti di Libra e impegnarsi a non lanciare alcun prodotto fino a quando le preoccupazioni dei regolatori statunitensi non saranno esaurite». A dirlo è stato il senatore Mark R. Warner, democratico del Senate Banking Committee, interpellato sulla questione.

 

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Alice Scaglioni

Ho frequentato il Master di Giornalismo IULM. Mi occupo principalmente di economia, tecnologia ed esteri. Scrivo per il Corriere della Sera, redazione Economia, PrimaOnline e D la Repubblica, nella sezione DYoung. Fan di Twitter, dove condivido tutto quello che scrivo (@alliscaglioni)

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