L’espressione «Ho fatto 13!», entrata nel linguaggio italiano come sinonimo di fortuna e riscatto (del fine settimana), potrebbe andare in pensione dopo 72 anni. Il “Totocalcio”, il “9” e il “Totogol” sono a rischio sparizione dalle ricevitorie d’Italia. Con un emendamento dei relatori alla manovra, non ancora votato in commissione Bilancio al Senato, è in arrivo una riforma dei concorsi pronostici sportivi.
A dir la verità la schedina ormai da anni è stata rimpiazzata dalle bollette online e dai centri scommesse. Ma la sua storia parte da lontano. Il concorso debutta il 6 maggio 1946 grazie all’invenzione del giornalista della Gazzetta dello Sport, Massimo Della Pergola. Conosciuto inizialmente con il nome Sisal registra un immediato successo in Italia e si trasforma nel parco giochi dei sogni (o delle illusioni) per gli italiani che venivano fuori dalla seconda guerra mondiale. Due anni dopo viene ribattezzata, con la gestione diretta del Coni, Totocalcio. Luigi Einaudi la nazionalizza con un decreto. Della Pergola protesta, chiede un indennizzo e fa causa ma senza alcun risultato. La giocata minima costa 30 lire, il prezzo di un Vermouth come recita lo slogan pubblicitario. L’obiettivo è indovinare se in ciascuna delle 12 partite della schedina vince la squadra di casa (1), quella ospite (2) oppure se la partita termina in pareggio (X).
Il primo fortunato vincitore della storia fu Emilio Blasetti, che il 21 luglio 1946 incassò 463.846 lire, con una successione di sei X di fila. La vera rivoluzione arriva il 21 gennaio 1951: la schedina a 13. Viene confermato il premio già valido per il 12 ma cresce la probabilità di vincere un premio più alto. Da quel momento le giocate aumentano fino ad abbattere il muro dei 100 milioni di lire nella stagione ’53-’54. L’anno d’oro delle giocate è il 1993 con la vincita più alta della storia: oltre 5 miliardi e mezzo di lire vinti il 7 novembre in una tabaccheria di Crema e incassati da un giocatore sempre rimasto anonimo. Il 5 dicembre dello stesso anno si ha il montepremi più ricco di sempre con ben 34.475.852.492 di lire. I vincitori, intervistati nei cinegiornali, diventarono delle vere e proprie star. La“domenica nera”, invece, è datata 24 agosto 2003: complice anche lo sciopero del calcio si registra il premio più basso di sempre con 55 mila “14” e due euro di premio ciascuno.
Per il rilancio si prevede un unico prodotto, con l’aumento delle percentuali di vincita e la possibilità di farne pubblicità in deroga al decreto dignità, dato che non comporta rischi connessi al disturbo da gioco d’azzardo. La promozione di questo nuovo gioco verrebbe affidata a Sport e Salute, la nuova Spa che dovrebbe prendere il posto di Coni Servizi.
Nelle intenzioni delle istituzioni il Totocalcio non è morto. Il quadro che emerge dalle dichiarazioni rilasciate da Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo sport, chiarisce le finalità del governo: «La notizia che vogliamo abolire il Totocalcio è esattamente il contrario di quello che stiamo facendo. Il Totocalcio così come è adesso è uno strumento morente. È un’idea romantica: oggi non rende più niente, ai concessionari non interessa più, ci sono altre forme di scommesse. Ma se rilanciato può essere uno strumento che contribuisce anche a finanziare il mondo dello sport. Magari gli stessi sportivi potrebbero aiutarlo a riemerge. Tra oggi e domani questa idea può diventare realtà. Altrimenti così come è adesso può anche chiudere».
Insomma, la cara e vecchia schedina – conosciuta a malapena dalle nuove generazioni – rischia di essere radicalmente modificata diventando solo un ricordo. Buona fortuna con il “prodotto unico”.