Torna il redditometro, il radar del fisco che permette di verificare che le spese di una persona siano in linea con il suo reddito. Sotto la lente dello Stato 56 voci, dai generi alimentari fino al mutuo. A definirne le caratteristiche, il decreto firmato dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, che ha generato malumori in maggioranza, con Lega e Forza Italia che si sono subito opposti alla norma, con un occhio rivolto alle elezioni europee.
Cos’è il redditometro
Dopo l’abrogazione nel 2018, un decreto ministeriale del 7 maggio, firmato dal vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, ha reintrodotto il redditometro. Si tratta di uno strumento che consente al fisco di risalire al reddito di un contribuente partendo dalle spese. In altre parole, vedere quando un cittadino spende per capire se il reddito dichiarato è reale o meno.
La definizione di redditometro venne data per la prima volta nel 2010, durante il governo Berlusconi. Ma un suo antenato era già stato creato nel 1973, con il nome di strumento di accertamento sintetico. Il meccanismo assegnava un determinato valore a beni immobili e auto per poi ipotizzare un reddito in base ai propri averi. Nome e strumento diverso, ma stesso concetto: capire se il reddito dichiarato sia coerente con la vita condotta.
Il redditometro era stato sospeso nel 2018, durante il governo Conte I, quando l’esecutivo stabilì che il decreto futuro di misura del reddito sarebbe dovuto essere basato su una metodologia diversa, che tenesse in considerazione l’Istat e le associazioni dei consumatori.
Ora è tornato, con grande sorpresa soprattutto per chi ha seguito la politica nazionale degli ultimi dieci anni. Dopo il governo Berlusconi, con le modifiche del governo Monti e poi del governo Renzi, la misura era finita nel mirino del centrodestra che si è sempre opposto strenuamente. Rilanciata adesso sembra un controsenso, soprattutto a pochi giorni dalle elezioni europee quando potrebbe diventare un assist per l’opposizione.
Il viceministro Leo ha però sottolineato che il centrodestra è sempre stato contrario al meccanismo, ma che è dovuto intervenire per sistemare una “stortura” del governo Conte I per tutelare maggiormente i consumatori inserendo “paletti di garanzia”.
Cosa prevede il nuovo redditometro
Sotto la lente del fisco ci sono 56 voci di spesa. Si tratta di generi alimentari, abbigliamento, mutuo, canone di locazione, bollette per acqua, luce e gas, trasporti (bollo, abbonamenti, taxi). Il calcolo prevede anche le spese per il tempo libero come consumazioni di pasti e alberghi. Le voci di investimento sono 9 e oltre agli acquisti di beni immobili, azioni e obbligazioni, ci sono anche i costi di manutenzione straordinaria.
Nel calcolo saranno imputate anche le spese sostenute dai familiari a carico del contribuente. Ma non rientreranno i costi esclusivamente legati all’esercizio di attività di impresa o lavoro autonomo.
Gli elementi nelle mani del fisco sono quelli presenti nel sistema dell’Anagrafe Tributaria, e quelli nella disponibilità dell’amministrazione finanziaria (come i pagamenti tracciati), inoltre il fisco si baserà anche sull’indagine annuale Istat sulle spese della famiglia.
Il nuovo redditometro prevede l’accertamento solo nel caso in cui il reddito complessivo accertabile superi del 20% quello dichiarato. Per esempio, 120mila euro di spesa a fronte di 100mila dichiarati. Il governo ha dichiarato, però, che il Fisco punterà agli scostamenti più ampi tra quanto ricostruito in base alla lista delle spese e i valori dichiarati, per colpire i grandi evasori.
Il decreto prevede che, in caso di superamento del 20%, il contribuente dovrà giustificarsi all’Agenzia delle entrate per poter dimostrare eventuali giustificazioni come eredità, risparmi passati o borse di studio. A questo punto inizia il contraddittorio obbligatorio, in caso il contribuente non riesca a giustificarsi di fronte al fisco, scatta l’accertamento.