Dopo l’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs per 3 miliardi di franchi svizzeri, lunedì 20 marzo i due titoli cadono in apertura in Borsa. Credit Suisse a fine giornata precipita del 55,74%, probabilmente a causa del valore dell’acquisto ritenuto troppo basso dagli investitori. Ubs invece resiste e segna un +1,49% sull’onda dell’acquisizione della vecchia rivale.
La fusione Ubs/Credit Suisse
Ubs ha ottenuto dalla Banca Centrale svizzera fino a 100 miliardi di liquidità per far fronte a eventuali perdite di Credit Suisse. La banca ha acquistato Credit Suisse per 0,76 franchi svizzeri per azione. «L’integrazione rafforza la Svizzera come centro finanziario globale», ha dichiarato in una nota il presidente Ubs Colm Kelleher.
https://twitter.com/lvogruppo/status/1637702797293412353
Gli azionisti di Credit Suisse – come si legge nella stessa nota di Kelleher – riceveranno 1 azione Ubs ogni 22,48 azioni Credit Suisse detenute, pari a 0,76 franchi/azione. La cifra è pari al corrispettivo totale di 3 miliardi di franchi svizzeri. Le previsioni immaginano che la fusione delle due attività genererà una riduzione dei costi annuali di oltre 8 miliardi di dollari entro il 2027.
Secondo il sindacato svizzero dei bancari, la fusione tra le prime due banche del Paese potrebbe portare a circa 10mila licenziamenti, eventualità di fronte alla quale è stata richiesta l’immediata apertura di un tavolo politico.
Le Borse europee
Le Borse del vecchio continente resistono alla crisi bancaria. Alle 10:00 Piazza Affari aveva registrato un calo del 2,30%, con lo spread Btp/Bund che raggiunge quota 193, dopo aver superato in mattinata la soglia dei 200 punti base. Salvo poi riprendersi e segnare un +1,36% a fine giornata. Bene anche gli istituti bancari italiani. Bper Banca e Monte dei Paschi di Siena recuperano rispettivamente il 2,41% e il 2,72%, mentre Banca Mediolanum vola al +4,05%.
Giornata positiva anche per le altre Borse europee. A Londra FTSE 100 chiude al +1,14%, Zurigo stabile al +0,46% e Parigi al +1,67%.
Borse asiatiche e materie prime
Soffrono anche le borse in Asia. In particolare Tokyo e Hong Kong, che perdono rispettivamente l’1,54% e il 2,57%. Le motivazioni risiedono nelle preoccupazioni crescenti sulla possibilità di un nuovo contagio del settore bancario. L’operazione di salvataggio di Credit Suisse da parte del colosso elvetico Ubs non pare aver sortito gli effetti sperati sui mercati internazionali.
Perdono invece le materie prime, col petrolio calato dello 0,5% e l’oro – bene rifugio per eccellenza – tocca i duemila dollari l’oncia per la prima volta da marzo 2022, per poi ritornare sui valori precedenti. Bene anche il Bitcoin che sfiora quota 26mila dollari per la prima volta da giugno 2022.