Mentre il reddito delle famiglie e la pressione fiscale aumentano, il potere di acquisto cala.
A spiegarlo è l’Istat, che ha divulgato i conti trimestrali del 2018 delle pubbliche amministrazioni per i mesi luglio-settembre. Dal documento emerge che, nel trimestre in questione, le famiglie sono state danneggiate nella partita tra crescita dei salari e andamento dei prezzi.
Nel terzo trimestre dell’anno scorso, la pressione fiscale è stata pari al 40,4% del Pil, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2017.
Il rapporto deficit Pil si è attestato all’1,7%, in leggero miglioramento rispetto all’1,8% dello stesso periodo dell’anno scorso. Sempre in accordo con i dati Istat, il saldo primario delle amministrazioni pubbliche (ovvero la differenza tra entrate e spese delle amministrazioni pubbliche, al netto degli interessi passivi) è positivo, con un’incidenza sul Pil del 2%, a fronte dell’1,6% del terzo trimestre del 2017.
Per quanto riguarda il reddito a disposizione delle famiglie italiane, nel terzo trimestre 2018 si è registrato un aumento dello 0,1% rispetto a quello precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,3%. L’Istat ha anche spiegato che, di conseguenza, la propensione al risparmio è stata pari all’8,3%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. A fronte di una variazione dello 0,3% del deflatore implicito dei consumi (basato sulle variazioni dei prezzi), il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è però diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente.
La quota dei profitti sul valore aggiunto delle società non finanziarie, pari al 41,4%, è diminuita di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 22,2%, è aumentato di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Nel terzo trimestre 2018, la spesa per interessi è cresciuta di circa 1,7 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2017 (+12%) aggravando così il deficit pubblico.
Il vero problema è che la riduzione della capacità d’acquisto delle famiglie ha effetti negativi sui consumi e sull’economia nazionale: «Un quadro negativo quello disegnato dall’Istat per il terzo trimestre 2018 – commenta il presidente del Codacons Carlo Rienzi – che deve portare il Governo a lavorare per introdurre misure in grado di aumentare realmente il potere d’acquisto dei cittadini e avere effetti positivi sui consumi ancora del tutto insoddisfacenti».