L’economia in pillole con i giovani “maghi” dei numeri di Carlo Cottarelli

Preso alla lettera, il termine influencer contiene molti più significati di quelli che gli attribuiamo. Lanciare mode, condizionare comportamenti: niente di nuovo sotto il sole. La novità è invece scoprire con uno scroll su Instagram, ad esempio, che nel 2019 solo lo 0,3% della spesa pubblica è stata destinata alla parità di genere. Se ciò accade, con ogni probabilità siete finiti sulla pagina dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani.

Il progetto si propone l’alto scopo di vigilare sulla gestione della finanza pubblica e tradurne i risultati in pillole al grande pubblico. Guidati dai professori Carlo Cottarelli e Giampaolo Galli, si dedicano alla missione sette giovani economisti dell’Università Cattolica di Milano: Stefano Olivari, Matilde Casamonti, Federica Paudice, Raffaela Palomba, Giorgio Musso, Giulio Gottardo e Francesco Tucci. Li abbiamo intervistati per farci raccontare le due anime dell’Osservatorio: ricerca e divulgazione.

Innanzitutto: come nasce l’idea di un Osservatorio sui conti pubblici?

«Guardando un grafico. Fino agli anni 2000 il nostro Pil reale pro capite è cresciuto a ritmi simili a quelli degli altri Paesi dell’area euro. Poi qualcosa si è rotto. Da qui, nell’autunno del 2017, l’idea di Carlo Cottarelli di creare un osservatorio per promuovere una buona gestione dei conti pubblici. Tutto nasce dalla considerazione che occorra sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto ai danni che un settore pubblico finanziariamente squilibrato e poco efficiente causa a tutti. Il nostro obiettivo, certo ambizioso ma – speriamo – realistico, è quello di coniugare ricerca e comunicazione in modo chiaro a un pubblico più vasto»

Il giovane economista Fabio Angei alla presentazione del volume “Due anni tra i conti pubblici”

Perché i conti pubblici dovrebbero interessare gli utenti di Instagram?

«Viviamo in una società in rapida evoluzione, ed è fondamentale che noi giovani capiamo che alcune scelte avranno un forte impatto sul nostro futuro. A seguito della crisi economica del 2008, hanno iniziato a prendere piede partiti populisti che forniscono risposte facili ai problemi complessi della società. Pensiamo alla presidenza Trump, alla Brexit. Il progetto europeo aveva raggiunto un punto di minimo. Con il covid c’è stato un cambio di passo sotto molti aspetti, anche in termini di conti pubblici. Per la prima volta l’Europa ha emesso debito comune per finanziare un progetto di investimenti per tornare a crescere, il Next Generation EU. Almeno per i prossimi 6 anni il futuro di ciascuno di noi sarà segnato proprio da questo progetto ed occorre essere preparati al cambio di marcia»

«Quando traduciamo la finanza pubblica in pillole, il professor Cottarelli ci ripete sempre: ‘immagina che ogni parola che usi sia un euro, non sprecarle!’»

Come individuate i numeri da divulgare al pubblico nel mare magnum della contabilità pubblica?

«Dipende dalla questione su cui cerchiamo di far luce. Il dato più rilevante è quello meno compreso dall’opinione pubblica, o quello su cui sono stati costruiti immaginari diversi da quello che in realtà dimostrano i dati. Dedichiamo molta attenzione all’analisi dei dati e all’accuratezza delle informazioni che divulghiamo. Ecco, ci piace pensare che l’Osservatorio abbia due anime – ricerca e comunicazione – tra loro inevitabilmente collegate. Il professor Cottarelli ripete sempre a tutto il team: “Immagina che ogni parola che usi sia un euro, non sprecarle!”. Be’, ha ragione: funziona, anche se serve un po’ di pratica»

Come scongiurate il rischio di annoiare i lettori?

«Per quanto sia facile annoiare trattando temi di finanza pubblica, l’essenziale è un linguaggio semplice e chiaro. Ci serviamo sempre dell’aiuto di grafici e infografiche per rendere i nostri contenuti facilmente intuibili. I social, inoltre, ci permettono di divulgare le informazioni creando quiz e sondaggi che riescono a rendere più leggero l’apprendimento di qualche nozione di finanza pubblica»

Stefano Olivari, junior economist, racconta alla platea la missione dell’Osservatorio

Che domande vi arrivano dagli utenti?

«Molto spesso chiarimenti sulle nostre analisi. Non solo: ci vengono richiesti anche pareri o consigli su questioni di finanza pubblica (o più in generale di economia) che non abbiamo ancora trattato. Parte del nostro obiettivo è proprio quello di chiarire i dubbi dei nostri lettori, quindi cerchiamo sempre di rispondere ad ogni domanda che ci viene posta»

Un’opinione pubblica che non mastichi i principi basilari di spesa incoraggia politiche dispendiose?

«È vero solo in parte. Pensate a Quota 100, a quando si diceva che per ogni pensionato in più si sarebbero creati altrettanti posti per i giovani. A conti fatti, alla fine, lo sperato effetto netto positivo sull’occupazione non c’è stato. Sono scelte che tuttavia non possiamo condannare, perché a loro modo razionali: un lavoratore anziano licenziato a pochi anni dalla pensione sarà ovviamente a favore della misura. Che fare quindi? Sicuramente cercare di aumentare l’educazione finanziaria per evitare che sprechi e scelte sbagliate passino inosservate agli occhi dei cittadini»

 

 

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Col vostro lavoro riuscite in qualche modo a influenzare il decisore?

«Ad ora, il contributo principale è verso i cittadini, per cui l’Osservatorio cerca di essere una fonte di contenuti affidabili, basati su analisi precise e dati ufficiali. Detto ciò, tra i nostri lettori abbiamo anche esperti e addetti ai lavori. Ricordo, ad esempio, un’analisi di giugno in cui avevamo fornito una stima dei costi di ciascuna misura contenuta nel Piano Colao. Fu molto gradita da policy maker e giornalisti, perché potevano valutare meglio le singole proposte. Abbiamo anche avuto l’onore di essere chiamati dalle commissioni parlamentari in audizione in merito ad alcune tematiche di finanza pubblica. Questo è un grande risultato per un Osservatorio nato da pochi anni»

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